Il contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti interpersonali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco.
Napoli, 1 giugno – Dare sostegno ai pazienti con problemi di salute facendoli entrare in contatto con gli animali, e in particolare con cani. Aiutano i loro padroni laddove non possono arrivare. Avvertono dell’arrivo di qualcuno alla porta, raccolgono oggetti e suonano allarmi. Sono i cani di assistenza, animali addestrati per due anni prima di essere assegnati al loro nuovo padrone disabile, per sostenerlo nelle attività quotidiane. Un contributo fondamentale e una relazione importante in cui l’animale riceve e dona affetto e sceglie di aiutare per sempre una persona.
Sabrina Artale, medico istruttore cinofilo e presidente Aieccs, Onlus che ha come principale scopo quello di educare cani per persone diversamente abili, racconta la sua esperienza nell’addestramento degli animali di utilità sociale. La preparazione è finalizzata a due scopi. “Uno viene comunemente chiamato Pet Therapy: si tratta di animali addestrati ad essere particolarmente calmi e docili per poter stare vicino alle persone malate, aiutando operatori e terapisti a mediare i processi di cura – spiega l’esperta – in questo caso l’animale fa da mediatore. L’altro ambito è quello degli animali da assistenza che aiutano le persone con disabilità a migliorare la propria autonomia. Sono i ‘cani guida’ e quelli propriamente detti ‘cani di assistenza’, ovvero quelli che aiutano il disabile motorio ad aprire per esempio la porta, cassetti, a prendere oggetti, a suonare un campanello di allarme se necessario, quelli addestrati ad assistere persone con problemi uditivi, avvisandole nel caso qualcuno bussi alla porta o al citofono. Ci sono inoltre cani che usano l’olfatto per scongiurare pericoli, come fanno ad esempio i cani per diabetici che avvertono il proprio padrone nel caso in cui la glicemia scenda oltre un certo limite”.
Il valore terapeutico degli animali nel rapporto con i bambini, con gli anziani e con i disabili è diventato di fondamentale importanza. La pet therapy ha vari utilizzi nel rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico. Nei bambini con particolari problemi, negli anziani e in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici, il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono aver perduto.
La soddisfazione di tali bisogni, necessaria per il mantenimento di un buon equilibrio psico-fisico, è uno degli scopi della pet therapy che offre, attraverso alcune Attività Assistite dagli Animali (AAA), soprattutto quelli detti d’affezione o da compagnia, cui si riferisce il termine pet nella lingua inglese, una possibilità in più per migliorare la qualità della vita e dei rapporti umani.
È stato infatti rilevato da studi condotti già negli scorsi decenni e oggi comprovati da sempre più numerose esperienze, che il contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti interpersonali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, l’occasione, cioè, di interagire con gli altri per mezzo suo. Può svolgere la funzione di ammortizzatore in particolari condizioni di stress e di conflittualità e può rappresentare un valido aiuto per pazienti con problemi di comportamento sociale e di comunicazione, specie se bambini o anziani, ma anche per chi soffre di alcune forme di disabilità e di ritardo mentale e per pazienti psichiatrici. Ipertesi e cardiopatici possono trarre vantaggio dalla vicinanza di un animale: è stato, infatti, dimostrato che accarezzare un animale, oltre ad aumentare la coscienza della propria corporalità, essenziale nello sviluppo della personalità, interviene anche nella riduzione della pressione arteriosa e contribuisce a regolare la frequenza cardiaca.
Che si tratti di un coniglio, di un cane, di un gatto o di altro animale scelto dai responsabili di programmi di pet therapy, la sua presenza solitamente risveglia l’interesse di chi ne viene a contatto, catalizza la sua attenzione, grazie all’instaurazione di relazioni affettive e canali di comunicazione privilegiati con il paziente, stimola energie positive distogliendolo o rendendogli più accettabile il disagio di cui è portatore.