Lo scrittore, dal suo profilo Twitter, replica alle parole pronunciate dal premier durante la sua visita a Tokyo
“Mi addolora che raccontare la tragica situazione del Sud Italia sia così facilmente definito piagnisteo”. Risponde così, dal suo profilo Twitter, lo scrittore Roberto Saviano al premier Matteo Renzi, che ieri durante la sua visita a Tokyo aveva esortato a non raccontare il Mezzogiorno “piangendosi addosso”.
Il botta e risposta fra i due, era iniziato quando due giorni fa dalle pagine del quotidano La Repubblica, lo scrittore aveva accusato il governo di essersi scarsamente occupato del Sud Italia, scrivendo: “Nonostante il tempo sia scaduto e la deindustrializzazione abbia del tutto desertificato l’economia e la cultura del lavoro del Mezzogiorno, lei ha il dovere di agire. E ancora prima di ammettere che ad oggi nulla è stato fatto. Solo così potremo ritrovare la speranza che qualcosa possa essere davvero fatto”. Le parole di Saviano, arrivavano dopo i dati drammatici snocciolati dall’ultimo rapporto Svimez (vai all’articolo). Secondo il report diffuso a fine luglio dall’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, tra il 2000 e il 2013, il Sud Italia è cresciuto la metà della Grecia. I livelli occupazionali sono invece fermi al 1977.
Poche ore dopo la lettera di Saviano, il Pd aveva annunciato l’intenzione, proveniente dallo stesso Renzi, di convocare una direzione straordinaria del partito per discutere del Sud. Così facendo, c’era la speranza di smorzare sul nascere le polemiche. Ma prima di prendere parte alla direzione straordinaria del Pd, con una scelta comunicativa curiosa e contraddicendo di fatto i dati del rapporto Svimez, il premier durante la sua visita a Tokyo, aveva detto: “Sul Sud basta piagnistei: rimbocchiamoci le maniche. L’Italia, lo dicono i dati, è ripartita. E’ vero che il Sud cresce di meno e sicuramente il governo deve fare di più ma basta piangersi addosso”. Parole che non sono piaciute a Saviano e che hanno provocato la pubblica reazione dello scrittore, contribuendo ad allungare la coda polemica sull’annoso e delicato tema della questione meridionale.