“Tre anni di commissariamento e solo 1,8 milioni di fondi europei investiti a fronte di una dotazione disponibile di 150 milioni”. Così il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca
Napoli, 23 giugno – “Ai tedeschi o agli inglesi mi riesce difficile spiegare quello che sta accadendo al Porto di Napoli: tre anni di commissariamento e solo 1,8 milioni di fondi europei investiti a fronte di una dotazione disponibile di 150 milioni”. Lo ha affermato il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, durante la presentazione del terzo rapporto annuale di Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno) sull’economia marittima italiana, tenutosi stamane nella sede del Banco di Napoli.
“Sul Porto – ha sottolineato De Luca – si ascoltano appelli al popolo di rivoluzione globale, ma è più difficile trovare uno che sia in grado di aprire un cantiere e chiuderlo”. De Luca, chiedendo sostanzialmente al Governo la fine del commissariamento e il ritorno a una situazione di normalità per il Porto di Napoli e i suoi lavoratori, ha parlato di ritardi, freni, farraginosità burocratiche che “immobilizzano la capacità decisionale dell’Italia”.
Facendo l’esempio del Porto di Salerno, dove pure la situazione non è delle più rosee, De Luca ha aggiunto: “Il presidente dell’Autorità portuale, Annunziata, mi ha detto che stanno aspettando da sette mesi la valutazione d’impatto ambientale dal ministero per gli escavi. Averla è una impresa storica. Noi non siamo per la rivoluzione armata, ma artigiani e pensiamo che la valutazione delle sabbie dei fondali avviene prelevando la sabbia in alcuni punti del Porto e portandola col secchiello in un laboratorio accreditato dove si fa l’analisi. Io non faccio il chimico ma presumo che in una settimana la classificazione della sabbia sia fatta. Questo funziona per Rotterdam, Anversa, i porti della Sud Corea, ma in Italia no. E noi quindi dovremmo fare concorrenza ai porti internazionali avendo a che fare coi tempi del secchiello di sabbia”.
Per De Luca “si sta perdendo troppo tempo sulla riforma dei porti, mentre ci si dovrebbe concentrare sul nodo delle aree retroportuale”. Manca, ha sottolineato ancora De Luca, “una cosa determinante come la progettazione delle reti ferroviarie ed autostradali per arrivare a Nola, a Marcianise e per rendere competitive le aree interne ai porti”.