Le indicazioni del Codacons su come leggere l’etichettatura delle uova che giungono sulle nostre tavole
Sono 36,5 milioni le uova, tra frkesche o presenti negli alimenti preparati, consumate in Italia ogni anno. 215 uova a testa secondo la Coldiretti. Non a caso quindi desta notevole interesse tra i consumatori il destino delle uova provenienti dai Paesi Bassi e contaminate con il pesticida Fipronil. Dall’Olanda e dal Belgio sono arrivate in Italia ben 578 tonnellate di uova.
A tranquillizzare i consumate ci prova il ministero della Salute affermando che le partite contaminate non sono giunte sulle nostre tavole.
Che cos’è il Fipronil? Una sostanza altamente tossica anche nota come fluocianobenpirazolo. Un insetticida ad ampio spettro che agisce sul sistema nervoso dell’insetto fino a provocarne la morte. È in pratica l’ingrediente principale di alcuni antipulci come il famoso Advantix.
C’è comunque da dire che i rischi per la salute sarebbero minimi nel caso si ingerissero prodotti confezionati con uova contaminate. Secondo il Food Safety Agency britannica: “Le quantità sono modeste, i rischi per la salute pubblica molto bassi e tutti i prodotti sospetti sono stati ritirati dal mercato. I consumatori possono stare tranquilli“.
Può essere quindi rassicurante saper leggere l’etichetta stampata sul guscio delle uova.
Allo scopo ci vengono in aiuto le indicazioni fornite dal Codacons Piemonte che ci ricorda che “l’etichettatura delle uova destinate ad un consumo diretto, ai sensi del Regolamento CE 2295 del 2003, è obbligatoria e non lasciata alla discrezione del produttore.
Le prime cifre indicate nell’etichettatura del guscio, risultano le più importanti e facilmente comprensibili al consumatore. Esse indicano il tipo di allevamento da cui provengono le uova e il paese di origine. Le cifre successive indicano la provincia e il comune di allevamento e l’allevamento specifico da cui proviene”.
Andiamo ad analizzare nel dettaglio la composizione del codice sul guscio: la prima cifra indicata (che va da 0 a 3) indica la tipologia di allevamento (0 agricoltura biologica, 1 uova da allevamento all’aperto, 2 allevamento a terra, 3 allevamento in gabbia).
Le successive lettere sono invece l’identificativo dello Stato di produzione (IT nel caso dell’Italia).
Le cifre seguenti indicano invece il codice Istat del comune di produzione.
Le lettere che seguono sono invece identificative della provincia di produzione.
Le ultime cifre indicano invece nome e luogo dell’allevamento in cui la gallina ha deposto l’uovo.
Nel rigo successivo è invece presente la data di scadenza del prodotto oppure la data di deposizione.
Stato di produzione: la normativa è valida solo per la Comunità Europea, se la provenienza delle uova è di paesi terzi, la dicitura sugli imballaggi è “sistema di allevamento indeterminato”. Questo non deve preoccupare il consumatore italiano, poiché le uova consumate direttamente (uova fresche – categoria A), di norma sono prodotte in Italia. L’Italia è un paese esportatore di uova, quindi le uova comprate in Italia, salvo possibili rarissime eccezioni sono prodotte nel nostro paese.