Nuovo complesso monumentale venuto alla luce nel Parco Archeologico di Velia

Indagini condotte dalla Soprintendenza di Salerno sotto la direzione di Maria Tommasa Granese


Nel Parco Archeologico di Velia, sito gestito dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, nel corso di indagini archeologiche preliminari al progetto di valorizzazione dell’area della Masseria Cobellis, sono emerse importanti novità su questo fondamentale settore della città antica,  collocato in un punto di raccordo tra il Quartiere meridionale e il Quartiere orientale.

Le scoperte sono state illustrate in un incontro a Palazzo “Ruggi”, a Salerno, dalla dottoressa Maria Tommasa Granese, Direttrice del Parco Archeologico di Velia, e dal dottor Michele Faiella, Funzionario per la Promozione e Comunicazione – responsabile dell’Ufficio Stampa della Soprintendenza.

Nell’area immediatamente antistante la cd. Masseria Cobellis, casa colonica ottocentesca restaurata, agli inizi del 2000 venne alla luce la parte settentrionale di un complesso archeologico costituito da un edificio a pianta rettangolare, articolato su due livelli di terrazzamento artificiali. L’edificio, sicuramente di carattere pubblico, fu costruito fra la fine del I e gli inizi del II sec. d.C.; a partire dal III sec. d.C. ebbe inizio invece il processo di spoliazione e abbandono che culminò con l’obliterazione nel VI sec. d.C.

Le indagini archeologiche in corso hanno consentito di individuare la fronte dell’edificio, di cui prima non si conosceva l’estensione complessiva, e di ricostruire, pertanto, un complesso monumentale di m 39 x 65, che occupava un intero isolato di questo settore della Velia romana e si affacciava direttamente su una delle principali strade della città.

L’intervento rientra nel piano di finanziamento  previsto nel “PON Cultura e Sviluppo 2014-20” ed è coordinato dalla  Soprintendenza ABAP diretta da Francesca Casule, che ha affidato  la direzione scientifica  alla dott.ssa Maria Tommasa Granese, direttrice del Parco Archeologico di Velia,  e condotte sul campo da Francesco Mele.

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