L’ultimo fuggiasco di Ercolano e i suoi averi

L’antica Ercolano continua a stupire: dopo il ritrovamento dello scheletro sull’antica spiaggia e l’avvio dello scavo, una piccola borsa con i suoi averi è stata riportata in luce accanto alla vittima

Lo scheletro appena ritrovato è il primo fuggiasco caduto all’esterno dei fornici sul quale è possibile mettere in campo uno studio transdisciplinare. Nel tempo trascorso le metodologie di indagine si sono totalmente rivoluzionate e oggi si è in grado di trarre molte più informazioni dal nuovo ritrovamento soprattutto con riferimento al contesto nel quale esso è avvenuto. È un progetto reso possibile con un finanziamento del MiC (Fondi FSC) nell’ambito delle attività sul territorio della cosiddetta buffer zone UNESCO promosso dall’Unità Grande Pompei. Fondamentale il supporto del Packard Humanities Institute, che ha anche donato il progetto di sistemazione complessiva dell’area di antica spiaggia.

Interviene il Manager dell’Herculaneum Conservation Project Jane Thompson: “Ercolano non delude mai: ogni volta che si tocca un fronte si scoprono reperti incredibili. La Fondazione Packard in questi anni ha concentrato le proprie energie proprio sui confini del sito perché, come nel caso dell’antica spiaggia, le esplorazioni erano state parziali e avevano lasciato condizioni irrisolte e critiche.”

“Si tratta di uno scavo moderno, – continua il Direttore Francesco Sirano – impostato come un laboratorio all’aperto multidisciplinare, ove il lavoro simultaneo di più professionalità ha consentito di esplorare, documentare, rilevare* tridimensionalmente e sistematicamente ogni fase di scavo dell’area dell’Antica Spiaggia e offrire un’istantanea della tragedia, con il contesto perfettamente preservato e il corredo in situ. Gli averi della vittima restano visibili vicino al suo scheletro, così come si trovavano, ed è possibile per gli archeologi, antropologi, restauratori, intervenire in maniera sinergica sulla lettura e interpretazione di una scoperta scientifica che emoziona”.

Sull’antica spiaggia oltre allo scheletro sono stati ritrovati in questi mesi moltissimi reperti di legno trascinati dal flusso piroclastico. Arbusti, radici di alberi ad alto fusto, grandi travi, frammenti di cornici e pannelli appartenenti probabilmente a controsoffitti e alle coperture degli edifici, oltre ad assi di legno, puntoni e altri elementi forse di barche. Tutto questo rende gli scavi di Ercolano unici al mondo.

La vittima è un uomo di circa 40/45 anni di età. Tutti gli elementi fanno pensare ad un corpo trascinato dalla forza dell’eruzione perché i resti si trovano all’interno di un flusso piroclastico, circondato e coperto da materiale della città antica trasportato giù verso mare.  Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante. Sul perché si trovasse lì e non nei fornici dove è stata scoperta la maggior parte delle vittime possiamo fare solo ipotesi. Lo scavo in laboratorio della cassettina di legno che lo accompagnava ci aiuterà a comprendere meglio. Il fuggiasco è stato trovato in posizione supina, con la testa rivolta verso la città. Il suo corpo, che riporta numerose fratture dovute agli effetti dell’eruzione, cadde sotto la spinta del primo flusso piroclastico e galleggiò tra i flutti insieme ai legni che provenivano dagli edifici della città, anch’essi trascinati sull’antico litorale. All’impatto la vittima subì lo stesso destino delle altre 330 già ritrovate negli anni addietro. Le altissime temperature del flusso che lo investì provocarono l’evaporazione immediata dei tessuti e lo scheletro fu imprigionato nella massa di cenere, gas e detriti trascinati.

Per esigenze conservative, al termine dello scavo dello scheletro, il reperto, un piccolo contenitore in legno conservato probabilmente in una sacca di tessuto, sarà prelevato con il pane di terra nel quale è imprigionato per proseguire lo scavo del suo contenuto in laboratorio.

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