Cooffe break. I racconti di NapoliTime
Non so se la mia è proprio una vocazione. So che da quando i ricordi si sono consolidati nella mia mente, sono sempre stato così. Sono un cultore delle donne, mi piacciono, le vorrei tutte! Ero così già ai tempi dell’asilo dove mi innamoravo della ragazzina che mi batteva nella corsa o che aveva il vestitino di carnevale più carino. Alle elementari mi innamorai perdutamente di Poca Hontas, per esempio. Ammiro la loro intelligenza, la loro forza e mi piace da matti farci all’amore. Certo che con la maturità ho più consapevolezza delle mie esigenze e dei miei gusti, ma ci sono arrivato piano piano, centellinandomele una ad una.
Lavoro in un grande negozio di alimentari e faccio quel che c’è da fare. Metto a posto gli scaffali, sto alla cassa, servo in gastronomia, dispenso consigli sul pane e sul salame, quindi le conosco bene, le donne. Sono sempre innamorato di loro. Anche la più scorbutica, quella che è ossessionata dal pane basso e ben cotto, e non è mai cotto abbastanza, può nascondere dentro di sé un delicato fiore di cactus. Mi piace la sposina fresca e timida ed è un genere, questo, che si riconosce facilmente dagli occhi. Sono occhi umidi che parlano d’amore, di letti sfatti, di odori pungenti.
A volte, mentre son lì assorto che ordino i detersivi, capita che il profumo di una donna arrivi fino alle mie narici sensibili ed allenate e prima di voltarmi cerco di immaginare il suo aspetto in base al suo profumo! A volte magari è bella, soda e compatta e il profumo in genere è deciso come lei che è sicura di sé; a volte è bruttina con il seno un po’ sfiorito e sicuramente sceglie un aroma delicato quasi a sottolineare di non voler dare fastidio. Ma tutte, sotto sotto, hanno solo bisogno d’amore, come noi maschi del resto, che facciamo i bulli ma in fondo siamo soli come… uomini!
C’è poi il genere, per dirla alla Vecchioni, di donna col pisello. Sicura di sé, i capelli li porta quasi sempre corti e quasi sempre indossa occhiali stravaganti. Ma non mi lascio confondere dall’apparenza; so per esperienza che sono amanti raffinate, quasi mai dominatrici, anche se mi piacciono anche loro, almeno non fingono e indossano biancheria intima di classe. Un genere che mi coinvolge molto è quello stile maestrina dalla penna rossa. Compunte, coi loro tailleurs seri, ma ingentiliti da uno spacco malizioso o da un bottone lasciato “sbadatamente” aperto. Sono focose timide e perverse al tempo stesso. Beh, mi sono presentato, mi piacciono tutte! Sono un loro estimatore, amante e gran conoscitore. Sono un sommelier di donne. Le assaporo, le annuso, le gusto, le centellino. Non mi stanco mai di scoprirle, di trovarle e perdermi fra le loro braccia generose.
Oggi però rimarrò sorpreso. Sono alla cassa e riconosco subito il genere: è lei, la pignola. È quella che dispone la spesa sul nastro con metodo; i prodotti freschi insieme, la frutta e la verdura anche, lo scatolame a parte. Insomma il classico tipo metodico e precisino. Il tipo che io definisco pignolo/nevrotico. Per carità è carina, sa di pulito, non si trucca mai eppure non stona, ma questa mattina… mi ha piacevolmente sorpreso davvero! Ero lì, intento che le strisciavo la spesa al lettore ottico e prima arrivano le bevande poi, ecco la pasta corta, poi la frutta, infine il sacchetto della gastronomia; sto per chiudere il conto quando mi arriva solitario e timido un piccolo pacchetto. Lo passo, il lettore lo legge e stupito, ma divertito alzo gli occhi ed incrocio i suoi. Evidentemente nei miei c’era la domanda inespressa e lei, sorridente e perfettamente a suo agio mi fa: “Tranquillo, è solo l’inno alla gioia!”
Quando è arrivato il mio turno di riposo, sono andato a vedere meglio nello scaffale vicino alla cassa… hai capito la pignola. Da domani la corteggerò senza sosta, voglio capire come funziona questo piccolo oggetto che lei ha dolcemente definito “inno alla gioia”. Ho ragione ad innamorarmi sempre di loro, non ci si annoia mai. E c’è sempre qualcosa da imparare.