Ho 30 anni ed una figlia di 13, mi sono separata da pochi mesi ed è stata una decisione pacifica e di comune accordo. Non siamo mai stati giusti l’uno per l’altra, ci siamo sposati solo perché sono rimasta incinta. Io l’ho fatto per la mia famiglia, mia madre non avrebbe mai accettato niente di diverso dal matrimonio “riparatore”, mentre mio marito lo ha fatto per me. Eravamo davvero troppo giovani per capire, ma cosa altro potevamo fare? Ci abbiamo provato e tra pentimenti e rimpianti abbiamo tirato avanti zoppicando, facendo finta di essere una famiglia felice finché non ce l’abbiamo fatta proprio più.
Martina, mia figlia, vive con me e solo nel week end raggiunge il padre che ha una casa in affitto in un residence. Da qualche settimana sono cominciati i problemi perché lui ha iniziato a trattarla come una compagna, organizza cene a due a lume di candela, le compra vestiti veramente inadatti, da donna e non da ragazzina quale è. L’ha accompagnata dal parrucchiere e dall’estetista che le ha costruito delle orribili unghie lunghe e rosse. L’ultimo episodio, per cui sono veramente sconvolta, risale alla scorsa settimana quando andando a prenderla prima dell’orario previsto l’ho trovata che indossava scarpe con i tacchi alti ed una minigonna molto mini. Lei, con un candore disarmante mi ha detto che, come sempre, si sarebbe cambiata prima del mio arrivo. Ho tentato di parlare con lui, prima con calma poi arrabbiandomi. Mi sono sentita dare della pazza e rispondere che è un gioco tutto loro che a Martina piace molto, ma io non credo che sia un modo corretto di giocare sopratutto perché conosco mia figlia e non ha mai chiesto altro che pantaloni e scarpe da ginnastica.
Martina è molto legata al padre, da sempre, ed io non so cosa fare. Avrei voglia di parlare con il giudice denunciando questo comportamento che mi pare assurdo, ma se poi li allontanasse? Mia figlia ha vissuto molto male la nostra separazione non vorrei che precipitasse definitivamente nel baratro.
Rosalia
Cara Rosalia, sei sicuramente una mamma giovane ma con la testa sulle spalle, una ragazza che è diventata donna presto, sei cresciuta in realtà insieme alla tua bambina, e in un lampo vi siete ritrovate ad osservare la vita dallo stesso punto di vista, perché per quanto sia difficile ammetterlo, Martina è solo ad un passo dall’essere una donna. Tredici anni sono assolutamente troppo pochi per definirla “grande” eppure, a quell’età, le emozioni che si provano sono le stesse che provi anche tu, relativamente grande, ma in realtà così giovane per avere una figlia adolescente che desidera scoprire il mondo, ma prima di tutto se stessa.
La separazione da tuo marito ha indubbiamente cambiato tutto il suo mondo, le aspettative che aveva sulla famiglia, su voi due, tu e il tuo ex. Poco conta che non sia più una bambina, poteva anche avere trent’anni e voi cinquanta, il dolore di vedere i propri genitori che si separano è sempre forte, destabilizzante e duro da metabolizzare. È come vedere la propria casa che si sbriciola dopo un terremoto, non ci si può credere, anche se si sapeva che le mura di quella casa erano fragili e pericolanti.
In tutto questo travaglio di sentimenti le reazioni non sono mai quelle che ti puoi aspettare, sia da parte di tua figlia, ma anche da parte di voi genitori, che per quanto vi impegnate a far finta che tutto sia normale, che si possa gestire serenamente questo rapporto di condivisione di vostra figlia, non siete più sotto lo stesso tetto e non avete più la sintonia per poter ragionare all’unisono nella stessa direzione solo per il bene della vostra famiglia. Contendersi una figlia come se fosse un premio, è questo l’errore in cui è facile cadere, in cui gli sbagli che mai avreste pensato di commettere diventano reali, facendovi camminare in un percorso minato, di recriminazioni e fraintendimenti, che lascia sul terreno la vittima più innocente, vostra figlia. Bisognerebbe imparare a mettersi più spesso nei panni dell’altro, per capire i motivi di alcuni atteggiamenti e non giudicare a priori, solo perché noi quell’azione o quel gesto non lo faremmo mai, in realtà non è mai detto, siamo tutti essere umani e come tali abbiamo tutti un’unica certezza in comune: commettiamo errori.
La paura che hai è legittima e da non sottovalutare, ma solo tu puoi rispondere alle tue ansie e ai tuoi timori, perché tu conosci tua figlia e conosci quell’uomo, e se c’è un campanello d’allarme nella tua testa, se hai il timore che un lato oscuro si celi dietro la parvenza della normalità è giusto che approfondisci, ma con cautela per il bene di tua figlia e senza farti prendere dai pregiudizi, ma in assoluta coscienza.
Tuo marito, dal canto suo, è evidente che risente molto della mancanza della sua bambina, in cui però ha intravisto ciò che a te è sfuggito, anche se l’avevi sotto il naso. La tua bambina ha voglia di sentirsi bella, ha scoperto il significato di femminilità e le piace che il suo papà la vizi, l’ammiri e le regali quegli oggetti che la fanno sembrare ancor più femminile, che le tolgano la parvenza di una mela acerba per esprimere tutto quel fascino che non sapeva di avere. In fondo forse non è cambiato niente, se lui l’ha sempre coccolata e accontentata, se le ha sempre regalato quel che lei desiderava, indipendentemente se fosse giusto o meno viziare così la propria piccola, evidentemente sono cambiate solo i desideri di Martina e lui è lo stesso uomo che avrebbe fatto tutto quello che questa piccola donna voleva dal suo papà, e se avesse voluto la luna gliel’avrebbe presa. Quel che mi fa riflettere, sono proprio le parole candide che ha usato Martina spiegandoti che si sarebbe cambiata prima del tuo arrivo, come sempre. Tu sei sua madre e lei è un’adolescente, con tutte le ansie comuni di quell’età, e per quanto tu sia giovane, per quanto possiate essere unite, lei non ammetterebbe mai con te che si sente diversa, che si sente bella, desiderabile che si emoziona quando il ragazzo che le piace le fa un sorriso. Io a mia madre non l’avrei mai detto, e tu? Sta a te ricordarti di come eri tu alla sua età per rapportarti meglio alle sue esigenze e farle capire il confine tra il giusto e sbagliato, il rispetto dei tempi, consigliandola di non avere fretta di crescere, facendole anche notare che il suo desiderio di sentirsi bella può essere frainteso.
Anche il suo papà dovrà capire che non tutti i desideri di sua figlia possono essere accontentati, così come quando era piccola, non tutto può essere dato ai propri figli, che devono invece imparare a fare le proprie conquiste con impegno e il massimo sforzo, provando gratificazione più nell’attesa e nel tentativo di realizzare i propri desideri, che nel premio finale. Non vivere più tutti e tre sotto lo stesso tetto può rendere tutto molto complicato, si possono enfatizzare negativamente parole e comportamenti che prima neanche si notavano, ma l’impegno che dovete assumere per il bene di Martina, tu e il tuo ex marito, è quello di condividere una linea comune di educazione, che si può raggiungere solo comunicando e confrontandovi, prima di prendere qualsiasi decisione, che non può mai escludere sia l’uno che l’altro genitore.
FOTO: tratta da mondobimbo.org