Lettera alla redazione. Può un padre morire due volte?

abbraccio di mammaPassion Time, lettera alla Redazione

Ho pensato molto prima di scrivere, mi ha sempre frenato il timore di essere riconosciuta anche se in fondo, per certi aspetti, la mia storia è quella di tante donne. Sono una madre, ho un figlio ed arranco da sola nella vita quotidiana, sola perché non ho più i genitori e nessuna relazione da quando è nato Ciro.

Dieci anni fa, con mia grande sorpresa, ho scoperto di aspettare un bambino. Io, direttore agli acquisti di una multinazionale di Pechino, con una vita frenetica ed un tasso di stress fuori misura, ero rimasta incinta. Incredibile per tutti, primo per me, anche perché usavo un contraccettivo orale che però, a causa di un virus intestinale, per una settimana non ho assunto nel dosaggio ormonale previsto pur prendendolo regolarmente.

Ignara, troppo distratta dai mille impegni, presa della necessità di tornare a lavoro e stare bene sono stata vittima di questa beffa: la pillola che non ha funzionato.

Appena sono iniziate le nausee e le assenze dall’ufficio, stavo veramente male, talvolta neanche in piedi, ho cominciato ad essere trattata come un peso trovandomi da subito di fronte alla triste realtà: io che avevo sempre corso per tutto e tutti, dedicata, senza freni e limiti venivo trattata come un appestata soprattutto dal padre di mio figlio, il mio capo.

È stato duro realizzare che stavo diventando una madre e lo è stato ancor di più quando trovandomi quel fagottino tra le braccia ho sentito che non ce l’avrei fatta, che la mia vita, o meglio l’unica vita vissuta fino ad allora, quella apparentemente a me più congeniale era stata demolita, per sempre.

Ed invece ce l’ho fatta, sono sopravvissuta, ogni giorno ho imparato ad amare questa creatura che forse non era arrivata per distruggermi, ma per salvarmi. Il padre non ha mai voluto il bambino ed ovviamente io non mi sono certo imposta facendogli cambiare idea. L’ho lasciato andando dritta verso il mio futuro.

Nel tempo sono cambiate tante cose, dopo pochi mesi dalla nascita di mio figlio inoltrai le dimissioni finendo tra lavori precari di ogni genere, anche a fare le pulizie, e la cameriera in un ristorante cinese, assunta per la padronanza della lingua dove ancora lavoro e dove “ho fatto carriera” passando dalla gestione tavoli all’ufficio e la contabilità.

La mia vita scorre, Ciro cresce ed oggi ha 10 anni ed ha finito la scuola primaria. Tutto bene direte voi e invece, pochi mesi fa, il padre naturale ha iniziato a cercarmi perché è malato di un male incurabile, massimo 12 mesi di vita è il tempo che gli resta e per questo sta tentando di ricucire tutti gli strappi di cui la sua vita è piena. Uno di questi è Ciro, vuole conoscerlo, vuole che mio figlio sappia di lui, conosca la verità. Ed io non so proprio cosa fare. Da sempre ho giustificato l’assenza dicendo che suo padre era morto e stava in cielo. Mentre oggi mi chiedo, sarebbe forse stato meglio dirgli che lo aveva rifiutato?

Tina

Buongiorno Tina e grazie per la tua lettera. Ogni volta che sono triste guardo mio figlio e il suo sorriso mi riempie talmente da rendere ogni incertezza irrilevante, mi accorgo di quanto sia superfluo tutto il mondo intorno, perché il mio mondo è lui. Sono queste le mie emozioni di mamma e di tutte le mamme capaci di superare l’inferno per il bene di quel cucciolo indifeso che affida sé stesso nell’amore di quell’unica persona di cui non dubiterà mai per tutta la sua vita.
La tua storia è purtroppo simile a quella di tante donne che nel momento in cui hanno maggiormente bisogno di una spalla forte su cui contare, si ritrovano sole, a combattere con mille paure e difficoltà pratiche, a gestire una novità che, per quanto bella ed emozionante, spaventa da morire.
Eppure tu ce l’hai fatta, ti sei fatta forte dell’unica certezza che ti era rimasta, tuo figlio Ciro.

Hai saputo ricostruire la tua vita pezzo dopo pezzo anche quando tutto sembrava remarti contro, con umiltà forza d’animo e determinazione per dare a tuo figlio tutto quello di cui aveva bisogno facendogli da madre e da padre. Come ogni madre vorresti poterlo proteggere da tutto il male del mondo, ma questo sai che non è possibile. Nonostante i tuoi sforzi la sofferenza farà comunque parte della sua vita. Ma sta a te saper rendere quella sofferenza meno invadente, indicandogli la strada per usarla al meglio.

Tuo figlio è il tuo specchio e lo sarà anche nei momenti difficili, seguendo il tuo esempio. Avete superato insieme difficoltà che mai avresti creduto poter affrontare. La fiducia che lui ripone in te è il perno di quella forza. Lui sa che è il tuo amore a proteggerlo e consolarlo nei momenti bui, nello stesso modo in cui tu ti rincuori per un suo unico sorriso, un semplice sorriso capace di illuminare il buio della notte.

Lui si fida di te, ma è quello che devi fare anche tu, devi fidarti di Ciro, della sua forza, quella che tu gli hai insegnato. La strada più facile sarebbe chiudere la porta in faccia a quell’uomo, ad un passato che ha tradito tutte le tue aspettative, rifiutando il perdono ad un essere umano in balia delle proprie responsabilità e delle ombre della coscienza. Dovresti chiederti: è questo che vuoi insegnare a Ciro? Scegliere la strada più facile anche se questo comporta menzogne, tradire la fiducia della persona di cui non potresti mai fare a meno e l’egoismo che non conosce compassione?

Ciro ha 10 anni ormai, ed è cresciuto con la tua impronta di donna forte e piena d’amore. Fidati di lui, della sua capacità di perdonare te e suo padre e di rendere questa sofferenza costruttiva per formare la sua identità e divenire una persona giusta e forte, proprio come tu vorresti.

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