Emma e Rocco, insieme per la vita

Coffee-BreakCoffe Break, i Racconti di NapoliTime 

“Inspira, espira… Inspira, espira… calma”. Si ripeteva Emma, mentre solo con l’ausilio di una lampada frontale, stava tentando di scavare una fossa. Era allenata, aveva dei bei muscoli tonificati grazie all’attività di giardinaggio, ma scavare una fossa al buio non era certo un’impresa da poco. Pian piano, riuscì nell’intento e ancora con grande fatica riuscì anche a far rotolare il grande sacco da giardino verde giù nella fossa, il sudario di Rocco. Coprì bene il tutto, spianò con la pala il terreno smosso e sudata ed infreddolita insieme, rientrò in casa. Fece una bella doccia calda, si preparò una camomilla e finalmente andò a letto, rilassata come da anni non le capitava e dormì di un sonno profondo; in fin dei conti spalare stanca!

La storia con Rocco era iniziata 2 anni prima in ufficio. Lui era il tecnico dei computer e ogni tanto si affacciava anche alla sua stanza. C’è da dire che era un bel ragazzone, alto e moro con un sorriso a 32 denti, perfetti e bianchissimi. Emma era un po’ attratta da lui, ma senza nessuna aspettativa, lei certo non era una miss e quella massa di capelli rossi e lentiggini non l’aiutava affatto. Però lui faceva sempre il simpatico con lei e alla fine si dettero appuntamento per una pizza. Qualche pizza dopo si ritrovarono a letto, poi lei andò a stare da lui, insomma iniziò la loro vita a due. I primi mesi furono perfetti, Emma non si era mai sentita così bella e desiderata, facevano dell’ottimo sesso che lei chiamava amore quindi quando lui iniziò a chiederle di non vestire troppo sexy quando uscivano, lei si sentì addirittura lusingata. Poi le chiese, per favore, di non guardare negli occhi gli uomini ché altrimenti chissà cosa avrebbero pensato, bella come era, magari se non ci parlava era anche meglio. Dopo qualche mese, Emma, per amore di Rocco decise di lasciare il lavoro.

La serpe dei maltrattamenti psicologici, si era già insinuata, ma lei ancora non lo sapeva, non lo aveva capito. In fin dei conti non le era mai piaciuto quel lavoro lì e sicuramente avrebbe trovato qualcosa di meglio. Di fatto, invece, si trovò a fare la casalinga, a cucinare, lavare e stirare e rammendare per Rocco. Qualcosa dentro di lei cominciava a ribellarsi, ma quando tornava a casa lui la riempiva di coccole e anche se non uscivano mai facevano sesso quasi tutte le sere. Emma questo se lo faceva bastare, curava il suo piccolo mondo come fosse un regno finché una sera arrivarono le botte… Furono come uno squarcio giallo nelle tenebre, una luce accecante le riempì gli occhi, un sapore di metallo le riempì la bocca.

Il pugno era arrivato improvviso e devastante per una camicia non stirata. Emma si rannicchiò a terra, divenne un batuffolo di capelli rossi e capì, finalmente, dolorosamente capì. Quella notte pianse molto, da sola, perché Rocco era uscito, ma fu un pianto liberatorio e la mattina dopo, quando lo trovò coi fiori in mano, pentito e piagnucoloso, ma sempre bello, mentre lei era un grumo di lividi, fece finta di perdonarlo e gli buttò le braccia al collo. Appena lui uscì, fece alla svelta i bagagli, passò dalla banca, estinse il conto e scappò. Si diresse impaurita, ma decisa, verso la villetta di montagna che i suoi le avevano lasciato in eredità, insieme ad un discreto gruzzoletto di cui Rocco non sapeva niente, e vi si barricò. Iniziò l’attesa, perché lei sentiva che la partita non era chiusa. Comunque, giorno dopo giorno, iniziò anche la sua nuova vita. Era sola, non aveva più nessun familiare a cui Rocco potesse chiedere informazioni; al lavoro, al momento del licenziamento aveva detto che forse andava in Australia dove dei suoi cugini avevano un ristorante (Rocco così le aveva suggerito di dire) quindi era abbastanza sicura nel suo rifugio, dove cominciò a far crescere un giardino e un orto rigogliosi.

La stagione seguente, aveva una bella produzione di fragoline di bosco, di ortaggi, di albicocche e di ciliegie, più tardi ci sarebbero stati i fichi. Tutti prodotti che lei aveva cominciato a vendere, con reciproca soddisfazione, al forno e al fruttivendolo del paese. Quel pomeriggio, si stava riposando nella veranda, quando sentì degli scricchiolii sospetti. Restò immobile, tesa, pronta però a qualsiasi sorpresa ed infatti, quando Rocco le comparve davanti, non si impaurì nemmeno troppo. Era sempre bello ma un che di sinistro gli alterava il viso, un ghigno cattivo lo deturpava. Lei si alzò, lui la afferrò da dietro torcendole un braccio e sussurrandole come aveva fatto a trovarla: tramite il catasto dove aveva fatto ricerche e che ora nessuno sapeva che lui era lì e finalmente l’avrebbe uccisa.

Emma, con la forza della disperazione, riuscì a divincolarsi e corse verso il giardino. Lui la raggiunse prontamente con un balzo, ma il giardino ancora una volta la salvò! Il vecchio rastrello che nel frattempo aveva impugnato lo fece indietreggiare e Rocco cadde malamente, battendo la testa su un sasso appuntito. Rimase immobile, Emma cautamente si avvicinò, sempre con rastrello puntato contro il suo petto, ma un rivolo di sangue che stava bagnando la pietra la rassicurò, il bastardo era morto, e in fin dei conti era stato un incidente. Lo lasciò lì e ritornò in veranda a pensare. Decise che la notte lo avrebbe sepolto, non se la sentiva di affrontare tutto il caos che sarebbe seguito se avesse avvertito le autorità, sarebbe di nuovo dovuta fuggire. Sì, avrebbe fatto così, eppoi sarebbe stata a vedere…

Emma ora è qui che aspetta che qualcuno le venga a chiedere conto di Rocco, magari la polizia o i carabinieri ma i giorni e i mesi stanno passando e nessuno viene a cercarla, nessuno viene a fare domande. Intanto nel  giaciglio tombale, Emma ha fatto crescere dei narcisi gialli, il colore che quando stavano insieme più detestavano, e vigila che crescano rigogliosi, come unica testimonianza della loro cattiva storia.

Su una cosa, però Rocco aveva avuto ragione: sarebbero stati insieme tutta la vita. Emma sospirò, era il prezzo minimo che doveva pagare. Per fortuna il clacson del fruttivendolo, la riportò alla sua nuova realtà, gli andò incontro sorridente e di nuovo fiduciosa, la vita poteva essere ancora bella.

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