Ricca di contraddizioni, norme infrante ed informazioni poco chiare, la storia del Metodo Stamina può essere paragonata ad un libro giallo che continua a far parlare di sé. Ad animare il dibattito pubblico, sono le opinioni contrastanti tra i maggiori rappresentanti del mondo scientifico e coloro che invece tentano a tutti i costi di poter riaccendere le speranze di una incredibile guarigione.
Le cellule staminali possono essere dei veri farmaci salvavita o rappresentano solo il frutto di un sogno disperato?
Il trattamento medico è stato ideato da Davide Vannoni, docente di Psicologia generale all’Università di Udine. Le sue origini risalgono al 2004, quando il professore quarantenne si accorge di essere affetto da un’emiparesi facciale, probabile complicanza di un’infezione da Herpes Virus. Deciso a non voler passare il resto dei suoi giorni con un volto deformato, Vannoni comincia ad interessarsi a una ricerca ucraina sulle cellule staminali. Da lì a poco la scelta di sottoporsi ad un intervento per il prelievo di alcune cellule mesenchimali del midollo osseo, che gli sarebbero poi state reimpiantate dopo il trattamento con delle sostanze chimiche, al fine di ripristinare il suo difetto fisico trasformandole in fibre nervose sane. Ad attestare l’efficacia del trattamento dopo l’operazione nessun documento, se non le dichiarazioni di Vannoni, da cui emerge l’entusiasmo per i miglioramenti riscontrati. Il professore comincia a studiare le incredibili proprietà delle cellule staminali, quali il potere di rigenerare tessuti e di trasformarsi in cellule diverse dal sito dove sono state prelevate.
E’ in realtà scientificamente testato solo che le cellule pluripotenti sono in grado di differenziarsi potenzialmente in tutti i tipi di cellule, quelle del midollo osseo possono invece trasformarsi in cartilagini, tessuto adiposo e osso, ma non in neuroni. Attualmente non c’è nessun elemento che possa dimostrare il contrario.
Vannoni, deciso nonostante tutto a non fermarsi, porta la tecnica in Italia. A Torino, in via Giolitti crea la prima sede del suo laboratorio. Al 2007 risale la fondazione della Re-Gene-Srl, una società di ricerca e sviluppo biotecnologico. Il tutto avviene all’oscuro del Sistema Sanitario Nazionale.
Il professore promette recuperi dal 70 al 100% in soggetti con morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, malattie neuro-degenerative del sistema nervoso centrale, ictus e paralisi cerebrale. Il trattamento però si paga: dai 20 a 30 mila euro per persona. Vannoni non è un medico (i suoi studi sono di natura umanistica), esegue i trattamenti all’interno di piccole stanze adibite a laboratori e inoltre chiede ai pazienti di firmare una liberatoria per declinare ogni forma di responsabilità.
Partono le denunce, aumentano le reazioni avverse conseguenti alle terapie. Il magistrato della procura di Torino, Raffaele Guariniello, avvia un’inchiesta per chiarire il ruolo del professore. Sedici sono le persone indagate, tra cui lo stesso Vannoni, due biologi russi e una decina di medici. Somministrazione di farmaci pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere: queste le accuse.
E’ in questo clima travagliato e contraddittorio che nasce Stamina Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali in Italia e diffondere la cultura della medicina rigenerativa. Il metodo stamina consiste in una visita neurologica, seguita da un prelievo di cellule dal midollo osseo. Queste ultime vengono poi poste in coltura e iniettate a livello lombare. L’obiettivo finale è quello di immettere in circolo e nel sistema nervoso dei nuovi neuroni. Il tutto nell’arco di poche settimane.
Il metodo Stamina ben presto sbarca anche all’interno di una struttura pubblica: l’ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste. Nasce una nuova collaborazione, quella tra l’ideatore di Stamina e il medico pediatra Marino Andolina. I due cominciano a lavorare insieme. L’elenco di malattie trattabili si allarga ed alle infusioni possono ora accedere anche i bambini.
Ricompare Guariniello, che estende l’inchiesta anche a Trieste. Tutto va sotto sequestro, comprese le cellule staminali. Nel 2011 Vannoni e Andolina riescono a portare il trattamento originale di Stamina in un altro ospedale, gli Spedali civili di Brescia. Pazienti precedentemente ritenuti incurabili vengono sottoposti a trattamenti ancora in fase di sperimentazione. Non ci sono dati scientifici né pubblicazioni su riviste che certifichino validità e sicurezza della terapia, ma Stamina riaccende le speranze, quelle dei malati di patologie neuro-degenerative, dei malati di cancro e dei loro parenti.
Nel maggio 2012 l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ordina un’ispezione presso gli Spedali di Brescia, insieme ai Nas. I laboratori vengono giudicati inadeguati. I dipendenti di Stamina non sono in grado di fornire protocolli e i medici non sono a conoscenza della vera natura del materiale biologico usato. Il responsabile delle analisi dichiara che non c’è traccia di neuroni. E’ stop sui trattamenti in corso, dodici in totale, di cui quattro su bambini.
Partono i ricorsi ai tribunali. Prendono vita i movimenti pro-Stamina. Le piazze italiane si riempiono di malati e dei loro familiari. E’ il 25 marzo 2013 quando il Senato autorizza chi ha iniziato il trattamento con Stamina a proseguirlo. La sperimentazione clinica viene avviata con la supervisione del Centro Nazionale Trapianti, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Aifa. Allo stesso tempo insorge la rivolta dei rappresentanti del mondo scientifico, per i quali il trattamento, privo di basi mediche, è “alchimia pura“.
I protocolli vengono consegnati dal team di Vannoni solo il 1 agosto. Il successivo 10 ottobre il Ministero della Salute boccia in maniera definitiva la sperimentazione. A inizio dicembre il Tribunale Regionale del Lazio annuncia di aver accolto il ricorso di Vannoni e impone al Ministro l’istituzione di un nuovo comitato di valutazione dei protocolli.
Solo pochi giorni fa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha reso noti i nomi di coloro che comporranno il nuovo Comitato scientifico. Tra questi quello del presidente Mauro Ferrari, ricercatore italiano che lavora negli Stati Uniti. La via della chiarezza sul caso sembra però essere ancora lunga. E’ ancora polemica, per Vannoni il comitato “non è equilibrato” e dunque chiederà l’inserimento di nomi indicati da Stamina Foundation.
FOTO: Davide Mannoni