Camorra. Le prime confessioni di Antonio Iovine scuotono la politica. Anche Setola chiede di parlare con i Pm

Il sistema, ben oliato, permetteva di dirottare gli appalti grazie a fiumi di denaro

arresto iovineNapoli – Ha iniziato a parlare Antonio Iovine, il superboss dei Casalesi in carcere dal novembre 2010. Dopo aver annunciato di voler diventare collaboratore di giustizia solo pochi giorni fa, ha cominciato ieri a svelare gli intimi legami esistenti tra camorra, politica ed imprenditoria, contornando i bordi opachi di intrighi ed accordi tra criminalità e stato.

Dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove si sta celebrando il processo che lo vede coinvolto, le sue dichiarazioni, racchiuse in verbali depositati, tuonano in aula e scagliano bombe ad orologeria sulla classe politica italiana: “So benissimo di quali delitti mi sono macchiato, ma posso spiegare un sistema in cui la camorra non è l’unica responsabile”.

Torbide alleanze, corruzione, soldi facili sono solo la punta dell’iceberg di complotti e delitti che “‘O ninno” ha iniziato a dare in pasto ai Pm Ardiro e Sirignano, cominciando proprio con lo svelamento del mistero sulla morte di Antonio Bardellino, sulla quale Iovine non ha dubbi: venne realmente ammazzato in Brasile nel 1988.
Il superboss fa piena luce anche sul sistema di appalti sulle grandi opere. Politica, criminalità e imprese sono ingranaggi della stessa macchina di corruzione, tenuta accesa dal fiume di danaro disponibile nelle casse dei clan: “I sindaci dei comuni avevano l’interesse a favorire essi stessi e alcuni imprenditori in rapporto con il clan per avere dei vantaggi durante le campagne elettorali in termini di voti e finanziamenti. Non aveva alcuna differenza il colore politico del sindaco perchè il sistema era ed è operante allo stesso modo”.

La ciliegina sulla torta è la vicenda di alcuni finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura per il rimboschimento nell’alto Casertano finiti nelle casse del clan nei primi anni Duemila. Secondo Iovine, il fatto dovrebbe risalire al periodo in cui il ministro dell’Agricoltura era Alemanno e ricorda il particolare che il ministro si recò a San Cipriano per una manifestazione elettorale su invito del nipote Giacomo Caterino, impegnato in politica e poi eletto sindaco di San Cipriano.

Immediata la replica di Alemanno, che ha subito precisato: “I fatti a cui fa riferimento il pentito Antonio Iovine risalgono a un periodo antecedente la mia gestione al Ministero dell’Agricoltura”.
Esiste una “mentalità casalese inculcata fin da giovani”, come l’ha definita il boss stesso. È quella della raccomandazione, dei favoritismi che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso nel territorio proprio lo Stato, colpevole di essere assente nell’offrire delle possibilità alternative e legali alla propria popolazione.
Pur ammettendo le proprie responsabilità in “gravissimi delitti”, Iovine ha detto: “Le nostre condotte sono anche conseguenza di questo abbandono che abbiamo percepito da parte dello Stato”, considerazione che è alla base della sua decisione di collaborare con la giustizia.

Oltre a depositare i verbali, il Pm ha chiesto di interrogare Iovine, che dovrebbe riferire vicende legate ai suoi rapporti con imprenditori. Il collegio ha accolto la richiesta e fissato l’interrogatorio per sabato 7 giugno.

Intanto, dal carcere di Opera a Milano, anche Giuseppe Setola, boss dell’area stragista dei casalesi in cella di isolamento in regime di 41 bis, fa sapere che vuole pentirsi e chiede di parlare coi magistrati. Setola incontrerà quindi i due pm del pool anticamorra di Napoli Giovanni Conzo e Cesare Sirignano. Sembrano volgere al termine i giorni in cui il boss, spavaldo, si rivolgeva ai pm esclusivamente con messaggi dai contenuti intimidatori.

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