Malasanità, denunce in aumento. Guaio in comune a mezza Europa, ma c’è poco di cui rallegrarsi

+500% in Italia, in Ue ad occuparsi della sanità sono più gli avvocati che i medici

malasanitaNegli ultimi 10 anni si è registrato un incremento delle denunce per malasanità in tutta Europa. Si parte da un minimo del 50% in più in Gran Bretagna, Scandinavia, Paesi baltici ed Est Europa, fino ad arrivare al 500% in più in Germania, Italia, Paesi iberici ed area mediterranea. Questi dati, rilevati dall’Associazione ostetrici e ginecologi italiani (Aogoi), si aggiungono alle ulteriori conseguenze economiche per le coperture assicurative dei sinistri che sono arrivate oltre il 200%, secondo le stime dello European Hospital and Healthcare Federation (Hope) Standing Committee.

Tra l’altro anche i costi per la collettività sono aumentati poiché ormai i medici usano il metodo della medicina difensiva, prescrivendo un maggior numero di analisi per astenersi o almeno cercare di evitare le denunce: “In Italia – ha affermato il presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu – abbiamo dei numeri che fanno spavento: diversi miliardi di euro vengono usati per una medicina che non serve a nessuno. Quindi, stiamo sequestrando il 10% circa del Fondo sanitario nazionale per buttarlo nella spazzatura. Una cosa intollerabile, un problema dei medici ma anche del sistema”. Questo, secondo l’Aogoi, è dovuto alla “mancanza nell’Ue di indicazioni, normative e reporting systems anche assicurativi”.
Infatti, il presidente dell’Aogoi Vito Troiano evidenzia che “per cominciare una legge è indispensabile in Italia e su questo fronte le autorità presenti oggi, dal ministro ai sottosegretari, hanno preso l’impegno che ci sarà in brevissimo tempo”.

“Insieme abbiamo creato il primo network europeo sul tema e abbiamo realizzato un documento condiviso affinché ci sia un monitoraggio della situazione sul fronte delle denunce e dei contenziosi” – riprende Troiano.

“L’obiettivo è quello di estendere ad altre nazioni che vorranno aderire successivamente. Inoltre – conclude- di fronte a tale drammatica evoluzione, l’Unione europea è rimasta fin qui pressoché inerte sia sul piano legislativo sia su quello delle proposte di sistemi operativi, volti alla conoscenza e alla soluzione dei problemi posti. Mancano, sia a livello assicurativo che delle singole nazioni, report dedicati e capaci di monitorare il fenomeno”.

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