Minimo storico di morti sul lavoro: 660 nel 2013. Dato più basso dal 1954.
Ha subito un calo di circa il 21% rispetto all’anno precedente. 1.175 denunce d’infortunio mortale (nel 2012 avevano raggiunto i 1.331). Tra queste l’Istituto ne ha evidenziate 660 “sul lavoro”, di cui 376 “fuori dall’azienda”.
Si tratta però di “statistiche positive” reali o apparenti? E’ il quesito che pone il giornalista Stefano Iannaccone in un articolo pubblicato su “La Sfera Pubblica”. “In linea teorica- spiega Iannaccone – ci sarebbe da commentare con toni positivi il trend. Tuttavia, i numeri forniti dall’Inail registrano le denunce presentate all’Istituto. Appare evidente, quindi, che ci possano essere dei casi di “morti sul lavoro fantasma”, ossia che non vengono registrati. La crisi economica, infatti, ha trasformato il quadro sociale. Prima di tutto si muore di meno, perché si lavora di meno. Quindi non si capisce dove sia il progresso. Inoltre la forte disoccupazione ha messo il turbo alle offerte di lavoro in nero, senza tutele e garanzie”.
Altri dati vengono forniti dall’Osservatori Indipendente Morti Sul Lavoro di Bologna (fondato dal metalmeccanico in pensione e pittore Carlo Soricelli. Attivo dal 1° Gennaio 2008, registra e archivia, annualmente, in appositi file i morti sui luoghi di lavoro). L’ultima ricognizione risale allo scorso 8 luglio: sono stati 316 i morti per infortuni sui luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno. Di essi 30 solo in Emilia-Romagna. A seguire Veneto e Lombardia con 28 decessi ciascuna. 18 in Campania (5 Napoli, 2 Avellino, 4 Benevento, 4 Caserta, 3 Salerno).
L’Osservatorio offre anche delle percentuali sulle categorie lavorative con più morti annuali:
Agricoltura 42% (di cui il 68% causate dal trattore).
Edilizia 23,6%
Industria 9,2%
Autotrasporto 6,2%.
Il 29% di tutti i morti sul lavoro ha oltre 60 anni. L’11,5% sono stranieri. Il 50% concentrate in 5 regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte e Lazio.