Obesi da giovani, dementi da vecchi: rischio declino cognitivo tre volte superiore

Lo studio dell’Università di Oxford pubblicato sul Postgraduate Medical Journal

obesitaSi sa che l’obesità è un temibile nemico da tenere alla larga, ma i ricercatori inglesi dell’Università di Oxford hanno fornito una motivazione in più alla lista di problemi già di per sé lunga a cui si va incontro in situazioni di sovrappeso.

Dallo studio emerge infatti che l’obesità a 30 e a 40 anni, triplica i rischi di declino cognitivo, demenza senile e Alzheimer. I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo una laboriosa ricerca condotta dal 1999 al 2001 e pubblicata sul Postgraduate Medical Journal, in cui tramite i registri degli ospedali inglesi sono stati esaminati ben 450mila degenti obesi, suddividendo il campione in base alla fascia di età di appartenenza.

Il rischio si triplica se l’obesità compare a 30 anni, per poi diminuire di circa il 20% per ogni decade. La spiegazione è semplice: una condizione prolungata di obesità viene ad essere spesso associata a patologie molto serie, tra cui prevalentemente ipertensione, aterosclerosi e diabete; condizione che però può essere contrastata efficacemente seguendo uno stile di vita sano, eliminando fumo ed alcool, dedicandosi in maniera costante all’esercizio fisico e seguendo una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura.

Dalla ricerca è emerso inoltre che il sovrappeso può paradossalmente giovare dopo i 70 anni, annullando il rischio e determinando addirittura una situazione di beneficio dopo gli 80, dal momento che qualche chilo in più rispetto al normopeso può ridurre del 22% il rischio di demenza senile.

FOTO: tratta da imbio.it

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