Con la regia di Roberto Tarasco approdano a Napoli le “Palladium Lectures” di Alessandro Baricco
“In generale io faccio sempre lezione con questo obiettivo: dare delle risposte che a loro volta generano domande. È una specie di doppio movimento: da un lato do agli studenti delle risposte, cioè li aiuto a capire come è fatta una certa cosa, gli concedo il piacere della conoscenza; dall’altra mi sforzo di fargli capire come quelle risposte siano soprattutto delle password per accedere a nuove domande: e in questo modo gli concedo il privilegio dell’ignoranza. Così si costruisce la catena del sapere, che è sempre coniare risposte che contengono domande: la progressione di una formazione culturale è tutta lì”.
Questo lo spirito, l’intento di Alessandro Baricco nelle sue “Palladium Lectures”. Dal 14 al 16 novembre lo scrittore torinese ha trasformato il Teatro Nuovo di Napoli un’aula universitaria, concedendo agli spettatori il grande privilegio di essere suoi alunni almeno per una sera. Tucidide, Proust, Luigi XVI gli attori portati in scena da Baricco.
Il titolo delle lezioni deriva dal “Palladium” di Roma, da cui nel 2013 sono partite. Girando in tutta Italia, Baricco ha messo nelle mani degli ascoltatori più di 2000 anni di storia attraverso la lettura e l’analisi di testi che possono sembrare antichi, ma che si rivelano di una modernità sconvolgente. Baricco fa proprio questo: prende per mano gli spettatori e, con ironia e con leggerezza, li conduce in profondità dell’opera, al cuore dell’autore. Infrangendo la quarta parete, dialoga amabilmente con gli spettatori che, insieme a lui, ridono, si emozionano, riflettono. Così, tra scatole cinesi di domande e risposte, si viene a creare un ponte tra il passato e il presente, tra loro e noi.
Proprio Tucidide è stato il protagonista della prima lezione il 14 novembre dal titolo “Sulla giustizia”. La guerra del Peloponneso e in particolare il celebre dialogo tra Melii e Ateniesi offrono un interessante spunto per parlare del tema della giustizia. “Che giustizia c’è se uno dei due è fortissimo? Se c’è uno dei due che tiene l’altro sotto minaccia di un’arma è possibile parlare di diritto, doveri e giustizia?”, si chiede, ci chiede Baricco.La sorte dei Melii, attaccati dagli Ateniesi e costretti a scegliere tra il soccombere ed essere schiavi e il combattere ed essere distrutti, è un tema molto attuale. È il destino di tanti popoli, tanti stati “costretti” a diventare satelliti delle grandi potenze. Certo le dinamiche moderne sono profondamente diverse da quelle della Grecia del V secolo a.C., ma la prospettiva con cui si guarda al rapporto dominio-sottomissione non sembra essere di molto cambiata. E capire dov’è la giustizia era difficile per i Melii quanto lo è per noi.
Tema della seconda serata delle “Palladium Lectures” è stato, invece, la scrittura. “Noi siamo quelli che il sabato sera leggono Proust”, esordisce Baricco. Mai come in questa occasione ha dovuto sfoderare tutta la sua abilità dialettica per rendere comprensibile un autore comunemente ritenuto difficile. Periodi lunghi e complessi, parole rare e desuete caratterizzano la scrittura di Proust e per il lettore capire non diventa proprio una passeggiata.Allora Baricco si chiede “ma perché lo fa? È solo virtuosismo?”. Andando più a fondo, scavando tra le pagine della “Recherche” si scopre una fiducia, o meglio una fede, smisurata di Proust nelle parole. Trovare quella “giusta” è l’obiettivo che si propone. E che ci impieghi sette volumi e circa 4000 pagine a questo punto diventa poco importante, se così facendo è riuscito ad “arrivare al cuore del mondo”.
E a conclusione di questo straordinario percorso lo scrittore ha portato in scena per una sua personale “ossessione” la vicenda della fuga di Luigi XVI durante la Rivoluzione Francese. Il titolo è “Sul tempo” e l’attenzione di Baricco, infatti, è tutta su quanto ci sia voluto perché il popolo francese scoprisse la notizia. Cinque giorni, per chi se lo sta chiedendo. “È una cosa di un fascino immenso, che dà un’idea dello scollamento del tempo. Noi non siamo mai simultanei a noi stessi”, spiega Baricco. E gli spettatori, di nuovo, non possono fare altro che ascoltare e interrogarsi, rispondersi ed interrogarsi ancora.