Di amianto si muore ancora. De Magistris attende i fondi per la bonifica di Bagnoli. Nichi Vendola: “è la storia di una strage nascosta… E’ una delle grandi schifezze italiane”.

Nonostante che con la legge n.257 del 1992 l’amianto sia stato bandito, ancora oggi assistiamo a ritrovamenti di questo materiale nelle più svariate forme. Sono degli ultimi mesi ritrovamenti di giacimenti di amianto sotto forma di 5000 tetti in Puglia o di parti inglobate in pannellature lasciate come rifiuti in discariche abusive e prive dei necessari controlli sanitari.
Questo materiale dotato di proprietà isolanti, ignifughe, chimiche ed il suo basso costo ne ha fatto l’elemento industriale più usato per molti anni. L’esposizione all’amianto è stata censita in circa 3000 tipi di attività.

Questa sostanza appartenente alla categoria delle fibre, si trova sia in natura (amianto, zeoliti, sepioliti) che in materiali artificiali (lana di scoria, lana di roccia, fibre di ceramica), fibre minerali prodotte dall’uomo attraverso dei procedimenti tecnologici. In ogni caso la lavorazione di questa sostanza produce effetti dannosi sull’uomo in quanto le fibre volatili, se inalate producono il mesotelioma (pleurico, pericardico e peritoneale) ed il carcinoma polmonare.

In Italia gli impianti di lavorazioni e fino agli anni novanta erano moltissime, considerando non solo le fabbriche di produzione ma anche quelle di trasformazione delle società dell’indotto.
Le zone dove si sono verificati i casi di mortalità da amianto sono sparsi in tutta Italia da nord a sud, isole comprese. Questa piaga sociale non ha confini continuando a produrre vittime perfino tra i bambini del Sulcis in Sardegna con la più alto tasso di leucemia infantile.

Nel comparto di Bagnoli, dove l’Eternit aveva un suo polo di lavorazione, si sono ammalate circa quattrocento tra lavoratori e familiari. Secondo il presidente di Bagnolifutura, Omero Ambrogi: “chi pensa che la strage di amianto sia un ricordo ormai sbiadito purtroppo si sbaglia, perché, come sostengono numerosi esperti, il picco della malattia deve ancora arrivare e c’è chi continua ad ammalarsi di mesotelioma o di asbestosi e a morire”.

La fabbrica dell’Etenit è stata chiusa nel 1985, ma la contaminazione ha riguardato anche chi non vi ha mai lavorato, come mogli e figli degli operai.
Nonostante la sentenza Eternit che condanna i manager dell’azienda a sedici anni di carcere, ritenendoli responsabili dell’avvelenamento, arriva dal tribunale di Torino  quelli colpiti a Napoli non hanno trovato giustizia a causa della prescrizione.

Il sindaco de Magistris attende i fondi dal governo per bonificare l’area di Bagnoli, per riconsegnare il territorio ai cittadini, ma soprattutto ponendoli al sicuro da ulteriori contaminazioni.
Nichi Vendola parlando a Bagnoli dell’Eternit ha detto: «L’ amianto è una di quelle storie che dovrebbe educare la politica italiana, è la storia di una strage nascosta, la classe dirigente non sa come si muore per asbestosi o per mesotelioma pleurico, non sa che oggi muoiono le mogli degli operai, le donne che lavavano le tute. E’ una delle grandi schifezze italiane».

Anche l’Atitech di Capodichino utilizzava l’amianto con la conseguente morte di due operai Aldo Converso e Pasquale Quattromani, deceduti rispettivamente nel 2006 e nel 2009. L’udienza preliminare davanti al giudice Pietro Carola è stata rinviata all’ 8 giugno 2012 per un vizio di notifica a carico di due imputati. Ad assistere i familiari delle vittime dell’amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, che si costituirà parte civile anche a nome dell’Ona (Osservatorio nazionale amianto). “Vogliamo giustizia non solo per onorare la memoria dei nostri defunti – afferma Converso – ma anche per evitare che altri possano morire inutilmente ed ingiustamente. Chiediamo il ripristino delle zone inquinate.

Il ripristino delle zone inquinate è anche il tema di numerosi incontri tra professionisti in ambiente e soprattutto medicina, come quello che si è tenuto all’ISDE di Parma, ma non trovano ascolto nell’operare al fine di prevenire e bonificare le aree interessate dall’amianto.
La bonifica comporta costi elevati. I fondi per lo smaltimento dell’amianto dovrebbero essere a carico del governo, che finora si è dimostrato molto parsimonioso, con conseguente aumento del numero degli ammalati ogni giorno che passa, tra i familiari dei lavoratori. Fino a quando?

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