L’indagine condotta da Fiaso ha rivelato che, negli ultimi due anni, l’88 % delle aziende ha messo in piedi un meccanismo di monitoraggio del Piano anticorruzione
Tra le corsie delle strutture sanitarie, legalità non è ancora la parola d’ordine, nel 2014 una su quattro ha almeno ricevuto una segnalazione di illecito, ma la situazione sembra migliorare. In due anni tutte le aziende hanno investito per trasparenza e l’88% ha messo in piedi un meccanismo di monitoraggio del Piano anticorruzione: molte con sistemi informatici tradizionali, alcune inserendo obiettivi specifici nel sistema di budget annuale, altre con controlli a campione, molto poche con un sistema informativo dedicato.
L’adozione di una specifica procedura di rilevazione frodi è stata dichiarata dal 73% delle aziende, anche se molte hanno optato per procedure informatiche ‘fatte in casa’ e solo 3 sono ricorse a un sistema criptato in linea con i criteri della delibera Cipe numero 6 di quest’anno. Il quadro dell’indagine sulla trasparenza in Asl e ospedali è condotta dalla Fiaso e presentata al convegno ‘Etica, trasparenza e legalità nelle aziende sanitarie’, tenutosi a Roma.
Secondo i dati pervenuti, nel 58% dei casi è stata prevista una procedura per segnalare miglioramenti organizzativi in funzione della trasparenza e della legalità, in cui nel 60% del campione ha coinvolto i cittadini tramite gli Urp e nel 18% dei casi i dipendenti. La figura del ‘coordinatore dei controlli’ è prevista invece solo nel 17% delle aziende, mentre un ‘Bilancio sociale’ o di missione è stato adottato dal 32% del campione.
Riguardo i controlli interni, le maggiori criticità si sono rilevate nell’area delle libera professione intramuraria (13% dei casi), mentre qualche problema è emerso anche nell’attività di ricerca (9%) e nelle aree del personale dipendente e della gestione economico-finanziaria (entrambe con l’8% dei casi). Le attività di controllo sono previste per un po’ tutte le aree, con percentuali tra l’81 e il 93%, fatta eccezione per l’attività di ricerca dove tali procedure sono state comunque avviate dal 78% delle aziende. Su un campione di 78 aziende il 50% percepisce l’applicazione della normativa anticorruzione come “parzialmente adempitiva-burocratica”, mentre il 19 % ha una percezione particolarmente marcata.
Le maggiori problematiche, rispetto all’attuazione delle misure per la trasparenza, sono state rilevate per la scarsa informatizzazione e i tempi troppo lunghi dei procedimenti, mentre rispetto al Piano anticorruzione le difficoltà maggiori sono state riscontrate nell’applicazione delle rotazione del personale addetto a funzioni sensibili, che per le aziende deve essere comunque prevista nel medio-lungo periodo. L’indagine Fiaso proseguirà con una mappatura dei controlli esistenti, per evidenziare le migliori pratiche da mettere in rete.