Fino al 6 gennaio a Villa Calvanese sarà possibile visitare la mostra “La Tombola Napoletana nella pittura di Barbla e Peter Fraefel” rivista e disegnata da Barbla e Peter Fraefel, artisti svizzeri di fama internazionale
I due artisti svizzeri, dopo il successo della mostra sul tema “Miti e Riti Campani nell’arte di Barbla e Peter Fraefel” tenutasi al Museo Pan di Napoli tornano in Campania confermando il forte legame con il territorio campano e che la continua ricerca e indagine della realtà popolare di Napoli e della Campania è diventato il fondamento della loro arte.
“Il tutto è nato per gioco – dicono i due artisti svizzeri – eravamo a Campagna ed abbiamo partecipato ad una tombolata. Subito siamo rimasti colpiti dal senso profondo di questo gioco che racchiude in sé tanti significati. Così abbiamo cominciato a fare delle tele, prima quattro, poi abbiamo deciso di mettere su tela tutti e novanta i numeri. Un lavoro che è durato cinque anni durante i quali abbiamo avuto momenti difficili perché per alcuni numeri non trovavamo soluzioni pittoriche giuste, convincenti. Alla fine siamo riusciti a finire tutta la tombola e siamo felici di avere scoperto un mondo così bello e profondo”.
Gli strumenti usati nel trattare un argomento così estraneo e variegato – dice Mario Onesti – sono state le esperienze fatte durante il tempo passato a Napoli e nel vecchio centro di Campagna. Napoli è la vita e lì hanno scoperto un bel pò di quello che è rimasto della vita tradizionale del sud: il bello e il brutto, il santo e l’osceno, il ricco e il povero. Un mondo che, nel nord, è già scomparso da tempo. È il fascino per la realtà del sud che continua a colpirli. Il primo ad avere l’idea di usare l’immaginario della tombola come fonte d’ispirazione è stato Peter. All’inizio voleva realizzare solo alcuni quadri ispirati alla tombola. Poi anche Barbla ha voluto partecipare all’impresa ed è nata così “l’idea folle” di dipingere tutte le immagini della tombola.
I Fraefel si sono cimentati in una riproposizione in pittura, utilizzando tele enormi (140×120), tutta personale e coloratissima, dei numeri del prestigioso gioco napoletano e relativo significato, ormai diventati un patrimonio universale; hanno disegnato “novanta figure popolari della cultura napoletana legata alla morte e al gioco”.
Il diverso surrealismo dei Fraefel, per il critico d’arte Rino Mele, “gioca col proprio contrario: in Peter un reale fotografico reso ironico da una forte semplificazione, in Barbla c’è una grazia e un’ironia che invece la precisa e cruda linea di Peter allontana; nella pittura di Barbla c’è movimento e tentativo di stemperare e penetrare il senso ultimo della figura, mentre in Peter il ricorso costante al tragico ha precise definizioni spettacolari; in Barbla un’assorta e ammiccante contaminazione culturale, in Peter un senso religioso ed etico, che non sfugge”. Messi insieme, “i due pittori scendono i gradoni del piccolo inferno della Tombola, evocano i morti, mettono insieme i vicoli di Napoli, uno sull’altro, fino a costruire un’orrida e ammaliata città verticale”. Ogni tela “è un grande rettangolo, una sequenza che s’interrompe ad ogni scatto, come uscire dal sonno e ricadere nella successiva posa di un liquefatto nulla. Dall’insieme dei lavori di entrambi viene fuori un accordo musicale sorprendente, un piacere del guardare le novanta inquadrature di questo prodigioso e popolare male di vivere”.
La mostra è ospitata a Villa Calvanese a Castel San Giorgio. L’ingresso è libero.