Uno studio ha dimostrato che la riduzione del periodo di allattamento al seno può provocare danni al bambino. Prolungarlo riduce il rischio di cancro al seno o tumore alle ovaie nelle donne
Più di 800mila bambini morti in tutto il mondo (cifra pari al 13% del totale di bambini più piccoli di 5 anni), un numero altissimo che potrebbe essere evitato con l’allattamento al seno. Questo potrebbe aiutare a prevenire la metà dei casi mondiali di dissenteria e circa un terzo delle infezioni respiratorie. E’ ciò che emerge dalla nuova ricerca ‘Breastfeeding Series’, pubblicata sulla rivista ‘Lancet’ e presentata dall’Organizzazione mondiale della sanità a Washington D.C.
Il momento dell’allattamento se prolungato maggiormente migliorerebbe la salute materna, allunga la distanza fra una gravidanza e l’altra e sottrae alla morte milioni di vite grazie alla riduzione del rischio di cancro al seno e alle ovaie: per ogni anno che si allatta, la possibilità di prendere il cancro al seno o il tumore alle ovaie diminuisce del 6%. E’ stato stimato che ogni anno 20 mila casi di cancro al seno sono prevenuti grazie all’allattamento.
Lo studio rientra nella Strategia globale per la salute delle donne, bambini e adolescenti illustrata a settembre dall’Oms all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Secondo le evidenze riscontrate dallo studio, la spesa globale per la salute, dovuta alla mancanza di allattamento materno, è oltre i 300 miliardi di dollari.
Una maggiore diffusione dell’allattamento materno attraverso investimenti e programmi di educazione e assistenza, permetterebbe ai Paesi di tutto il mondo di avere un impatto positivo significativo sulla salute delle donne e dei bambini. “Gli studi – commenta Flavia Bustreo vice direttore generale, Salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell’Oms – dimostrano che l’allattamento materno del bambino ha un impatto favorevole sulla sua crescita psichica e mentale nell’età adulta. Per questo motivo dovrebbe essere esclusivo per i primi 6 mesi di vita del bambino e proseguito, attraverso una dieta integrata con altri cibi, fino al compimento dei primi 2 anni. I benefici per la salute sono significativi, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, a cui si aggiungono gli effetti positivi economici attraverso la riduzione dei costi per i sistemi sanitari e quelli associati a un maggiore Qi. Ma le ripercussioni positive non riguardano solo la vita del bambino, ma anche quella della madre. La riduzione del rischio legato al cancro al seno e alle ovaie è notevole e potrebbe salvare milioni di donne nel mondo”.
Inoltre questa ricerca prova che i risultati migliori ai test di intelligenza tra i bambini e adolescenti sono connesse ad un prolungato allattamento materno, che sostiene uno sviluppo del quoziente intellettivo fino a 3 punti, con un risultato positivi durante gli studi, maggiori incassi lavorativi e maggiore efficienza.
Ciò nonostante, alle donne di tutto il mondo manca il necessario supporto per allattare e si ritrovano colme di ostacoli. I principali ostacoli provengono dal ridotto o non esistente periodo di maternità concesso alle neo mamme; secondo lo studio pubblicato sul Lancet “un periodo di maternità troppo breve (fino a 6 settimane) impedisce l’allattamento materno”.
Un pericolo all’allattamento materno è composto dal marketing aggressivo dei prodotti sostitutivi del latte, adoperato dalle aziende e dai distributori. Secondo l’esito finale della ricerca, il condizionamento dell’industria dei prodotti surrogati del latte materno è in aumento e si preannuncia che il valore del mercato potrà raggiungere gli oltre 70 miliardi di dollari nel 2019, un totale che supera di gran lunga i soldi utilizzati per sostenere i benefici dell’allattamento materno nel mondo.
Nonostante le raccomandazioni internazionali che indicano che tutti i bambini dovrebbero essere allattati esclusivamente con latte materno per i primi 6 mesi di vita, questo tasso è pari solo al 35,7% dell’intera popolazione mondiale. L’obiettivo globale previsto dall’Oms per tutti i Paesi è di incrementare il tasso di allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi fino al 50% entro il 2025. “Per raggiungere gli obiettivi previsti – continua Bustreo – è però necessario che ogni Paese introduca interventi nel sistema di educazione e nei servizi per la salute. Ma soprattutto che favorisca politiche di protezione alla maternità, spazi protetti e dedicati all’allattamento anche nei posti di lavoro e politiche di regolamentazione dei prodotti sostitutivi del latte materno”.
L’allattamento materno -conclude lo studio- è uno dei pochi comportamenti positivi più esteso nei Paesi più poveri rispetto a quelli ricchi. In assenza dell’allattamento materno, il gap tra Paesi ricchi e quelli poveri relativo alla sopravvivenza dei bambini sarebbe ancora più alto.