Gli incontri sbagliati, una costante nella vita di ognuno. Pensavo fosse amore invece era, l’ennesima delusione. L’ennesimo essere umano che è entrato nella nostra vita, praticamente uguale ai precedenti, forse solo un po’ più carino. E la domanda che poi sorge spontanea è “ma sono io il problema o gli altri?”
Fase iniziale: idillio, messaggini, telefonate, battutine, cuoricini e sorrisi. Fase intermedia: domande, dubbi, messaggini pochi, telefonate zero. Fase finale: silenzio, dileguamento, sfiga, ok mi rassegno.
Mai capitato almeno una volta nella vita?
Quei momenti in cui il rumore dei pensieri è così forte da impedire di portare avanti tutti gli impegni e più è alto il volume dei pensieri più si alza il volume dello stereo in macchina per cercare di non sentirli, o almeno ci proviamo. In questi casi l’unica cosa da fare è iniziare metaforicamente a correre, impegnare le giornate, coltivare hobby, iniziare quel corso di danza del ventre per lei, andare in palestra per lui, darsi alla pesca o magari al giardinaggio. Tutto eccetto rimuginare sul passato, tutto tranne che iniziare a piangersi addosso.
Così si inizia ad amare se stessi un po’ di più, si comprende di essere speciali, di essere una sfumatura non un colore, perché le sfumature sono sottili, sono piccoli particolari che possono essere colti solo dall’anima più sensibile mentre i colori sono alla mercé di tutti, indistintamente.
Capire quanto si vale è il segreto del successo. Iniziare ad amare se stessi è il primo passo per iniziare a farsi amare. In questi casi la scelta più opportuna è quella di prendere parte al gruppo del “non tutti i mali vengono per nuocere”. È difficile, ma è l’unica possibilità per uscirne.
L’aspetto positivo degli incontri “sbagliati” è nello stupore suscitato dall’incontro seguente, riuscire a capire che si è all’altezza di qualcosa di più, che abbiamo una voce, una spiccata personalità e non siamo “carne da macello sentimentale”. Penseremo solo di essere stati buoni e generosi, di aver dato sentimenti a chi non ha saputo riconoscerli. Peccato per l’altro o per l’altra, non sanno cosa si sono lasciati sfuggire.
Quello che conta è saperlo noi.