In manette anche affiliati al clan Moccia di Afragola
Napoli – Sono stati due giorni di fuoco per la lotta alla camorra. Iniziamo dal 25 febbraio, quando i carabinieri della compagnia di Giugliano in Campania e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna arrestano Gennaro De Cicco, 28 anni, reggente del clan Amato-Pagano (i cosiddetti “scissionisti”) ed incluso nella lista dei latitanti pericolosi.
Catturato a Melito, l’uomo si trovava in un appartamento in via Garibaldi, dove è stato sorpreso dagli uomini dell’arma. Latitante dal 2012, De Cicco era sfuggito a due provvedimenti restrittivi, un’ordinanza di custodia in carcere emessa nel 2012 per omicidio ed un’altra per associazione di tipo mafioso e traffico di stupefacenti del febbraio 2013. Da tempo, gli Amato-Pagano hanno delocalizzato lo spaccio di droga da Scampia al Parco Monaco di Melito (vai all’articolo), imponendosi come uno dei clan camorristici più potenti dell’hinterland partenopeo. L’arresto del giovane reggente, pertanto, riveste un’importanza estrema per lo smantellamento del cartello criminale.
E’ di ieri, invece, la notizia della cattura di quattro esponenti del clan Moccia di Afragola: Giovanni Del Prete, di 27 anni, Leopoldo Tremante, di 57 anni, Antonio Del Prete, di 29 anni, e Giovanni Castiello, di 42 anni. Gli uomini sono stati sottoposti a fermo dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) accusati di estorsione aggravata nei confronti di un imprenditore aggiudicatario di alcuni appalti nel comune di Afragola. Il provvedimento è stati richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) per tutelare l’incolumità della vittima. Uno dei fermati è ritenuto un elemento di spicco del clan. L’accusa, per i quattro, è di estorsione aggravata dal metodo mafioso, in quanto, secondo gli inquirenti, hanno imposto il pizzo a un imprenditore che si era aggiudicato degli appalti per il montaggio e la manutenzione delle luminarie pubbliche nel comune di Afragola e nelle zone limitrofe.
La storia, scoperta grazie ad un’intercettazione telefonica, non ha nulla di originale. Il tutto si svolge secondo uno schema criminale ben conosciuto: l’imprenditore, che ha inizialmente negato di aver subito estorsioni, è stato avvicinato da amici dei “compagni di Afragola” con la richiesta di versare 3.000 euro in due volte. La prima “rata” è stata corrisposta dalla vittima in occasione delle feste di Natale. I primi avvicinamenti sono iniziati nel 2011, anno in cui alcuni operai dell’imprenditore erano stati minacciati da un uomo della camorra locale che aveva avanzato la richiesta di 4.000 euro.
Giovanni Del Prete gestiva la trattativa con la vittima ed era già finito in carcere per lo stesso reato nell’ottobre del 2012, Leopoldo Tremante faceva da intermediario. Antonio Del Prete, fratello di Giovanni, e Giovanni Castiello hanno preso parte alle retate estorsive successive al 2011.