La reazione del sindaco alla sentenza: ”Su questa vicenda del debito sono capace di mettere in campo la più grande mobilitazione politica che la città di Napoli abbia visto dal Dopoguerra”
Napoli, 8 marzo – Le Sezioni Riunite della Corte dei Conti hanno rigettato il ricorso del Comune di Napoli nella parte riguardante lo sforamento dei conti nel 2016. E’ lo stesso sindaco partenopeo Luigi de Magistris a dare l’anticipazione: “E’ stato accolto il ricorso per la situazione relativa al 2014, mentre è stato rigettato quello per il 2016 perché ‘immotivato'”.
”Non ho ancora avuto il dispositivo. Una valutazione piena la faremo stasera. Al momento ho solo notizie telefoniche” – ha spiegato il sindaco – ”Oggi mi sento di esprimere soddisfazione per l’accoglimento parziale del ricorso ma anche preoccupazione e profonda indignazione perché il rigetto del ricorso relativo allo sforamento dei conti nel 2016 è legato al tema del debito con il Cr8 che mi fa rivoltare lo stomaco perché devo discutere da circa due anni per un debito di 100milioni del 1981”. ”Su questa vicenda del debito” – ha aggiunto il sindaco – “sono capace di mettere in campo la più grande mobilitazione politica che la città di Napoli abbia visto dal Dopoguerra”, ha concluso ieri il sindaco de Magistris.
“E’ un attacco alla città che rischia di minare gli equilibri istituzionali del Paese. Ora parte la grande mobilitazione politica e metteremo in campo ogni azione istituzionale, amministrativa e giuridica per contrastare questa enorme ingiustizia”. Così ha commentato oggi de Magistris in relazione alla decisione di ieri delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti.
Secondo il sindaco “non ci si rende conto che per un cavillo formale si mettono a rischio le politiche sociali della città, la qualità dei servizi, la necessità di garantire diritti ai cittadini. Non solo dobbiamo pagare un debito che non ci appartiene” ha aggiunto “ma dobbiamo pagare anche la sanzione. “Qualcuno forse” ha concluso “ha pensato così di darci la spallata finale. Forse qualcuno ci vuole far pagare perché abbiamo rotto il sistema, per la nostra trasparenza e perché siamo arrivati troppo in alto senza soldi e superando numerosi ostacoli”.