Il Palazzo Reale di Napoli a piazza del Plebiscito, nel centro storico
Alla fine del Cinquecento, a Napoli arrivò la notizia di una possibile visita del re di Spagna Filippo III. Per l’occasione, nel 1599, il vicerè Fernandez Ruiz de Castro decise di far costruire una dimora per ospitare il re e la regina. Essi, tuttavia, non si recarono mai a Napoli. Il Palazzo divenne pertanto la residenza dei vicerè spagnoli, nonostante l’ex vicerè don Pedro de Toledo ne avesse già fatta realizzare una. Dopo circa centocinquanta anni divenne la sede dei Borbone ed infine, dopo l’unità d’Italia, la dimora venne utilizzata dai Savoia.
Nel 1600, il Palazzo Reale fu commissionato a Domenico Fontana, prestigioso architetto e ingegnere maggiore del Regno. Egli aveva un’impronta tardo rinascimentale e progettò le colonne e gli ornamenti nella facciata, il cortile centrale quadrato con il portico al pian terreno e la loggia al primo piano.
Domenico Fontana morì nel 1607. Nel corso dei secoli tanti architetti contribuirono alla costruzione del Palazzo, come Gaetano Genovese, Luigi Vanvitelli, Ferdinando Sanfelice e Francesco Antonio Picchiatti. Tutti rimasero fedeli al progetto iniziale. L’opera fu definitivamente completata da Gaetano Genovese nel 1843.
Nel 1919 il Palazzo diventò proprietà dello Stato e fu aperto al pubblico qualche anno dopo, trasferendovi al primo piano la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III. All’interno del Palazzo Reale, meta di numerosi turisti provenienti da tutto il mondo, si possono visitare l’Appartamento Reale, la Cappella Reale, i giardini e il Teatrino di corte.