Il candidato presidente del centrodestra in Campania è preoccupato del fatto che la proroga dello stato di emergenza per il Covid19 possa determinare “un grave pregiudizio al corretto svolgimento delle elezioni”
“Poteri commissariali per gestire l’emergenza con maggiore efficacia e per tutelare la salute, sottrarre a chi lavora per il proprio consenso la gestione di una fase delicata: un vulnus alla necessaria neutralità istituzionale che dev’essere garantita durante le elezioni”. Questa la sintesi di una lettera che Stefano Caldoro, candidato presidente per il centrodestra alle elezioni regionali 2020 in Campania, ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Caldoro chiede al Capo dello Stato di adottare “le iniziative ritenute opportune al fine di scongiurare la sicura violazione di diritti e principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale determinata dalla proroga dello stato di emergenza”. “La recente proroga al 15 ottobre dello stato di emergenza determina, in assenza di contromisure adeguate – si legge nella missiva –, un grave pregiudizio al corretto svolgimento delle prossime elezioni regionali del 20 e 21 settembre. La proroga, infatti, si estende anche ai penetranti poteri di intervento derogatorio e di spesa attribuiti alle Regioni e, in particolare, ai Presidenti delle stesse”. Per Caldoro “il mantenimento dei suddetti poteri emergenziali nell’ambito delle Regioni coinvolte nella tornata elettorale è indubbiamente suscettibile di limitare e/o condizionare il libero esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo, espressione della sovranità popolare, nonché di alterare la par condicio tra i candidati, proprio in ragione dell’ampiezza della portata di tali poteri. Nonché dell’incidenza della spesa connessa sui bilanci regionali, la cui composizione è, come è noto, destinata per circa l’80 per cento alla tutela della salute, che costituisce la principale giustificazione dell’adozione delle misure eccezionali”.
“Basti pensare – scrive ancora Caldoro – al solo potere di limitare lo svolgimento di riunioni e manifestazioni pubbliche o la partecipazione alle stesse, idoneo ad influire negativamente sulla comunicazione con il corpo elettorale e finanche a restringere la mobilità dei candidati, il cui esercizio da parte del presidente di una Regione, coinvolto nella campagna elettorale, costituirebbe di per sé un vulnus alla necessaria neutralità istituzionale che dev’essere garantita durante le elezioni, nonché alla parità di trattamento tra gli aspiranti alla carica”.