Il governatore della Campania in piazza Santi Apostoli ha spiegato le ragioni della manifestazione contro il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata e per la ripartizione del Fondo Sviluppo e Coesione. Successivamente De Luca ha tentato di entrare nella sede del governo a Palazzo Chigi ma è stato fermato dalla Polizia e all’indirizzo di un dirigente incaricato dell’ordine pubblico ha detto: “Non si può andare oltre? Allora che qualcuno venga qui a parlarci, altrimenti ci dovete caricare. Ci dovete uccidere”
“Meloni? Senza soldi non si lavora. Stronza, lavori lei”. Non le manda a dire il governatore della Campania Vincenzo De Luca alla premier Giorgia Meloni, che nelle scorse ore aveva invitato i manifestanti a Roma (200 sindaci della Campania oltre allo stesso De Luca) ad andare a lavorare piuttosto che fare manifestazioni. “Un atteggiamento intollerabile – afferma De Luca parlando con i cronisti in Transatlantico (l’ambiente della Camera dei Deputati riservato a deputati, senatori, giornalisti, funzionari ed ex parlamentari, ndr) –. Centinaia di sindaci che stanno qua e che non hanno i soldi per l’ordinaria amministrazione. Qua bisogna bloccare il Parlamento”.
Questa mattina in piazza Santi Apostoli, dopo i saluti del presidente dell’Anci Campania Carlo Marino e davanti a circa 200 sindaci oltre che a tanti parlamentari del Pd, De Luca prende la parola alla manifestazione contro l’autonomia differenziata del ddl Calderoli e per la ripartizione del Fondo Sviluppo e Coesione. “Siamo qui per due motivi – spiega –, per contrastare l’ipotesi di autonomia differenziata così come delineata dal disegno di legge Calderoli e per chiedere lo sblocco del Fondi Sviluppo e Coesione. Due obiettivi di merito, ugualmente essenziali per il destino dell’Italia”. Quanto all’autonomia differenziata, De Luca afferma: “Noi siamo per l’Unità d’Italia e per avere rapporti fraterni con i nostri concittadini del Nord, della Lombardia, del Piemonte, dell’Emilia. Siamo un corpo solo, un’anima sola. Noi siamo l’Italia, non abbiamo bisogno di guerre fratricide. Le Regioni più sviluppate d’Italia sono una ricchezza per il Paese e noi le sosteniamo. Non siamo per togliere un euro alle Regioni del Nord. Noi siamo per destinare le risorse aggiuntive al Sud per consentire al Sud di recuperare, dopo un secolo e mezzo, il divario tra Sud e Nord. Questo perché fino a quando avremo, nell’area meridionale, il 20% di disoccupazione in più, l’Italia non sarà mai un Paese competitivo”.
“Siamo qui – prosegue De Luca – per bloccare il racconto infame per il quale al Nord c’e’ la virtù e al Sud ci sono i miserabili e i cialtroni. Questa storia deve finire. Siamo qui a difesa della dignità del Sud”. Per questo serve “un’operazione verità e dire esattamente qual è il rapporto tra Nord e Sud oggi nella spesa pubblica del nostro Paese. La spesa pubblica nelle Regioni del Centro-Nord è di 17mila euro pro-capite; nel Sud di 16mila euro pro-capite mentre in Campania di 12mila euro pro-capite”.
Dopo il comizio il corteo dei sindaci con De Luca in testa si è mosso verso il ministero per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr. Gli amministratori si aspettavano di essere ricevuti nonostante l’assenza del ministro Raffaele Fitto (al centro degli attacchi di De Luca nelle scorse settimane), impegnato in Calabria insieme alla Meloni. A quel punto il corteo si è diretto verso Palazzo Chigi (sede del governo) ma è stato fermato dalla polizia. “Ecco come trattano i sindaci della Campania. Sono 12 giorni che li avevamo avvisati che saremmo venuti”, esclama il governatore per poi rivolgersi a un dirigente incaricato dell’ordine pubblico. “Non si può andare oltre? Allora che qualcuno venga a parlarci, sennò dovete caricarci. Ci dovete uccidere”, afferma De Luca prima di essere ricevuto dal prefetto di Roma Lamberto Giannini. “La colpa – dirà poi De Luca parlando alla stampa – non è delle forze dell’ordine ma del governo che ha assunto un atteggiamento indegno di un paese democratico”.