La partita scudetto non ha cambiato gli equilibri: pareggio giusto al San Paolo, tante botte, poca qualità, qualche lampo dei singoli. Il Napoli pareggia per 1-1 contro la capolista rimanendo a meno 6. I gol, di Chiellini e di Inler (deviazione di Bonucci) nel primo tempo.
FORMAZIONI. Il Napoli dei titolarissimi, la Juve con una sorpresa. Mazzarri, in queste occasioni, guarda sempre ai suoi pretoriani, quindi dentro Maggio, Zuniga, Pandev. Conte sceglie Peluso al posto di Asamoh, scelta difensiva per creare il doppio binario di sinistra.
TATTICA. Conte parte preoccupato: gli esterni sono bassi e supportati in fase difensiva dagli interni di centrocampo: a sinistra – di chi difende – Chiellini e Peluso si contrappongono a Maggio e Pandev. E Marchisio ha il compito di rientrare e accentrarsi per chiudere le linee classiche di passaggio del Napoli nella sua zona: vale a dire interrompere lo schema classico di Mazzarri che apre sull’esterno e rientra al centro dove c’è – di solito – lo spazio per Hamsik. Per le stesse ragioni a destra si creano le stesse sovrapposizioni: Lichtsteiner e Barzagli per imbrigliare Zuniga e Hamsik (o qualsiasi attaccante del Napoli parta da sinistra) con l’aiuto di Vidal sempre basso e al centro per chiudere i triangoli all’interno e fare numero davanti allo spazio che di solito si prende con forza lo slovacco.
CENTROCAMPO. Con gli interni così bassi la Juve, per forza di cose si trova con un Pirlo più alto del solito, perché si mette proprio a metà tra il suo primo (Hamsik) e secondo (Behrami) custode. Di solito la Juve manovra di più e cerca meno il lancio in profondità, ma ieri la posizione più bassa di Vidal e Marchisio costringeva a questo tipo di gioco.
MODULO. Mazzarri toglie un difensore e mette un centrocampista passando al 4-3-1-2. I tre svizzeri di centrocampo i contrapposizione a Vidal, Pirlo e Marchisio e i due terzini Maggio e Zuniga di fronte ai dirimpettai. Questo significa che: 1) la palla viaggia più velocemente in mezzo al campo; 2) la Juve deve stare più bassa e, nelle condizioni di ieri non riusciva a ripartire; 3) Vidal, Pirlo e Marchisio perdono i tempi di uscita. Questo significa che il Napoli dovrebbe avere la meglio, ma la squadra di Mazzarri non riesce a penetrare. Di qui l’extrema ratio: i tiri da fuori.
HAMSIK. Si vede soprattutto nel secondo tempo dopo il cambio di modulo. Con tre centrocampisti alle spalle è più protetto e sfrutta il lavoro difensivo cui sono chiamati gli interni bianconeri per mettersi nella zona di nessuno nella trequarti offensiva. E capisce quando il è arrivato il momento di ricorrere al tiro da fuori.
ARBITRO. Due parole per non essere ridondanti: speriamo che Mazzarri abbia sempre arbitri a lui graditissimi.