Questa sono io. Donna, Trent’anni, Precaria.

Avrei potuto dirvi che sono alta, bionda e bellissima, ma ho preferito la pura e semplice verità. Che poi è la stessa verità di moltissime altre donne come me, specialmente per l’essere precaria. Esserlo diventa una parte di te, un modo di vivere, o sopravvivere, perché altrimenti l’unica cosa che resterebbe, sarebbe un bel biglietto di sola andata per un posto sopra le nuvole. Invece si tiene duro, si lotta e ci si destreggia tra mille lavori e mille colleghi, con l’unico scopo di portare a casa la pagnotta. Non sempre si fa quello che ci piace e ancora meno si viene pagate bene, ma di questi tempi, sapersi accontentare è una grande dote. Precaria non è un’offesa per me, perché lo sono in ogni ambito della mia vita: nella mente (che spesso vacilla, ma poi per fortuna non cade), nei sentimenti (l’amore ai tempi del social network) e come già detto, nel lavoro (ho cambiato così tanti lavori che ormai non li conto nemmeno più). In tutto questo cerco sempre di avere un tacco dodici, un Cosmopolitan da bere e le amiche. La mia formula perfetta. O almeno credo. Perché non sempre i tacchi sono comodi, il Cosmopolitan aiuta o le amiche ci sono. Ma bisogna crederci.
La vita è una giungla, ma io sono una gazzella e da quando mi sveglio, corro, corro, corro.

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