Napoli – Si è tenuta al Palazzo delle Arti di Napoli, in via dei Mille, lo scorso 19 dicembre, la presentazione del fumetto di Marcella Stasio, “Io sono Super H”. Ispirate al libro “Un giorno credi (Il racconto di Marcella)” della medesima autrice, le strisce sono il racconto autobiografico della vita di una giovane portatrice di handicap, descritta come una super eroina che tenta di sconfiggere i pregiudizi e l’ignoranza con cui, quotidianamente, è costretta a confrontarsi.
Abbiamo incontrato la scrittrice, che non ha lesinato particolari nel raccontarci la sua storia. Nonostante due protesi, una all’anca e l’altra al ginocchio, un’osteotomia e, a dispetto della sua figura esile, Marcella ha la grinta e la forza di una leonessa; i suoi occhi, vivaci e fieri, trasmettono tenacemente la sua volontà di combattere contro la negazione di diritti riconosciutigli solo su carta.
Trentaseienne, napoletana, all’età di sette anni scopre di essere affetta da artrite reumatoide, una malattia autoimmune che provoca il consumo graduale delle cartilagini con conseguenti deformità articolari, dolori atroci e paralisi. Della sua infanzia ricorda i ricoveri in ospedale, ma anche il padre che la spingeva a vivere la sua condizione di piccola disabile quanto più attivamente possibile. Ed è forse da qui che muove i primi passi la sua forte determinazione a non essere considerata una cittadina di serie B.
Il suo libro, pubblicato nell’aprile del 2012, prende vita in un preciso momento del suo calvario: a causa di un movimento sbagliato, la protesi di Marcella subisce una lussazione, provocandole dolori tremendi ed insopportabili. La vicenda giunge a distanza di un anno e mezzo da un ulteriore periodo drammatico: a causa dell’usura di una delle protesi, Marcella subisce un lento sfondamento del bacino, che la costringe ad un lungo ricovero, in attesa dell’intervento di ri-protesizzazione. Senza dubbio una dura prova, dalla quale però riesce a trarre la forza di raccontare la sua storia. Una storia fatta di incontri spiacevoli, come quello con un uomo che, nel parcheggio di un centro commerciale, l’ha derisa, facendo finta di zoppicare, semplicemente perché lei aveva preteso il posto auto che le spettava di diritto, ma anche di conquiste, come la pubblicazione del suo libro, i cui proventi vengono interamente donati a chiunque si trovi in condizioni difficili, non più ad associazioni, come faceva all’inizio, ma direttamente ai più deboli, specialmente ai bambini.
Ed è proprio ai bambini che Marcella intende rivolgersi quando trasforma il suo libro in un fumetto, perché crede che educare i piccoli al rispetto dei disabili possa generare un futuro migliore per i disabili stessi. Nella sua condizione di portatrice di handicap, la cosa più difficile da sopportare è sempre stata l’arroganza delle persone che hanno la faccia tosta di scavalcare i diritti dei più deboli. La rabbia, però, secondo Marcella, è la forza motrice del cambiamento e lei, di rabbia, ne ha da vendere.