La procedura di riesame è stata presentata per conto delle associazioni e imprese locali
COMUNICATO STAMPA
Napoli, 29 maggio – Il divieto di balneazione a Bagnoli verrà rivisto: la procedura di riesame è stata attivata dal Comune di Napoli con ordinanza sindacale sulla base dell’istanza presentata dall’avvocato Roberto Giugliano per conto delle associazioni e imprese CoMaBa, CCN Bagnoli, Lido Miramare, Lido Fortuna, FoCoMe Group, Nesis, Trimar, Arci Mare Bagnoli, Arenile Live.
Infatti il mare di Bagnoli viene definito “eccellente” proprio dall’ente scientifico regionale Arpac addetto alle analisi e alle valutazioni, effettuate sulla base della legge nazionale 116/2008 che fissa i criteri di balneabilità delle acque.
Invece, nonostante le ripetute proteste, il divieto di balneazione è stato confermato benché le analisi siano state a suo tempo basate su “una indagine improvvisata” e con “un metodo totalmente inventato”, come si legge nel verbale dell’audizione del professor Arcangelo Cesarano (commissario per la bonifica) davanti alla Commissione Ambiente del Senato nell’aprile 2007. E si è addirittura sostenuto che i rischi potevano derivare da massicce e prolungate ingestioni di acqua marina e di sabbia, eventi chiaramente impossibili a qualsiasi essere umano di qualsiasi età. Perfino gli atti dell’Istituto Superiore di Sanità confermano i risultati accettabili forniti da “un campione indisturbato a pelo d’acqua non oltre i 30 cm di profondità”. Non li ha dati invece e non poteva certo dare gli stessi risultati il “campione disturbato a circa 30 cm dal fondo previa risospensione dei sedimenti ottenuta con mezzi meccanici (rastrello)” ossia mescolando l’acqua con la sabbia del fondo. Dunque un inquinamento creato ad arte, simulando una piccola tempesta, condizione che impedisce a chiunque di bagnarsi e nuotare. Quindi, ribadisce l’avvocato nella sua nota, si è proceduto non all’analisi dell’acqua, ma “al campionamento della sabbia disciolta, non si sa neppure in che concentrazione, in acqua marina e prelevata a soli 30 cm di distanza da un fondale un attimo prima rastrellato”. L’avvocato qualifica tale sistema un “assurdo logico e scientifico pertanto errato e dunque inidoneo a sviluppare una qualsivoglia ipotesi di rischio” Pertanto l’ipotesi che qualcuno possa ingerire acqua marina così “disturbata” e piena di sabbia nuotando 2 ore al giorno per 30 anni, e che un bambino possa bere acqua e sabbia nuotando a 30 cm dal fondo è definita “davvero follia logica ancora prima che scientifica”.