Alitalia: a rischio oltre 13mila dipendenti, ma tra i sindacati è lotta di potere fino all’ultimo tesserato

Intanto gli arabi della compagnia aerea di Abu Dhabi sono pronti ad investire, a patto che si applichino tagli agli stipendi.

alitaliaÈ guerra aperta tra i sindacati sul fronte Alitalia in merito agli accordi stipulati per attrarre l’interesse dell’unico investitore che potenzialmente potrebbe salvare la nostra compagnia di bandiera dal fallimento.

Le nozze tra Alitalia con Etihad porterebbe la compagnia aerea di Abu Dhabi, a possedere il 49% delle quote azionarie, una condizione che consentirebbe di salvare la compagnia tricolore ancora una volta a distanza di pochi anni dallo scampato fallimento riuscito con l’ingresso in società di Poste italiane e della compagnia franco olandese Air France, le cui quote azionarie si sono man mano diluite per non aver partecipato alla ricapitalizzazione di Alitalia, passando dal 25% dal suo ingresso, fino a scendere ad appena il 7% alla fine del 2013.

Ma l’accordo è ancora in stallo perché, a tutela degli interessi finanziari, gli arabi prima di impegnarsi ufficialmente attendono che l’azienda risolvi dapprima la questione dipendenti. Il Cda di Alitalia in riunione nel pomeriggio di ieri, ha intanto approvato il bilancio 2013, in rosso per oltre 500 milioni di euro secondo indiscrezioni, ed il rifinanziamento da 250 milioni di euro che servirà a far fronte alle perdite degli ultimi mesi.

Se è pur vero che mettersi nelle mani di Etihad significherebbe assicurare il lavoro per gli oltre 13 mila dipendenti di Alitalia, è altrettanto vero che agli stessi si chiede di tirare la cinghia con tagli agli stipendi. È proprio su questo punto che le sigle sindacali si sono spaccate letteralmente, alzando un polverone di polemiche che potrebbe invogliare alla fuga degli investitori, così come sottolineato anche da Raffaele Bonanni, leader della Cisl, che ha attaccato duramente i colleghi sindacalisti dela Uil che si oppongono con ferma ostinazione all’accordo stipulato tra la compagnia Alitalia e le altre sigle sindacali.

“La Uil sta giocando col fuoco nel momento peggiore di Alitalia, perché gli arabi possono anche fuggire” ha commentato Bonanni. La stessa azienda Alitalia sottolinea l’importanza di una coesione tra tutte le parti interessate al fine di concludere il patto con gli arabi, affermando in una nota che gli accordi del 16-17 luglio possono trovare efficacia solo con – “la coesione e la condivisione delle scelte da parte di tutte le sigle sindacali – elemento essenziale – per il completamento con successo delle intese con Etihad”.

I sindacati firmatari, precisamente la Cgil, Cisl e Ug, che rappresentano il 65% dei lavoratori dell’aviolinea, sono forti del fallimento del referendum abrogativo, promosso dalla Uil trasporti, dell’accordo, per l’appunto sui tagli agli stipendi dei dipendenti, che ieri non ha neppure raggiunto il quorum richiesto del 50% più uno e che vedeva tra l’altro vincere il sì, sostenendo la scelta aziendale per la salvezza dal fallimento.

Hanno votato 3.500 su 13.200 lavoratori. “Il referendum sull’integrativo contenente il taglio del costo del lavoro di Alitalia non ha raggiunto il quorum, ma essendo una consultazione abrogativa, l’accordo firmato è valido” fanno sapere con una nota i sindacati. La Uilt dal canto suo contrattacca duramente l’operato dei firmatari. – “Hanno fatto una consultazione in fretta e furia, violando tutte le regole, sotto il diktat dell’azienda”. Marco Veneziani della Uilt ha inoltre fatto sapere che il sindacato ha provveduto a diffidare l’azienda dal “prelevare soldi dalle retribuzioni” degli iscritti alla Uilt perché l’accordo sui tagli al costo del lavoro Alitalia – “non può essere applicato agli iscritti della Uilt, alle sigle non firmatarie e ai non iscritti”.

Ad intervenire sulla questione referendum è anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Abbiamo chiesto ai lavoratori e ai sindacati grande responsabilità ma i sindacati discutono su chi ha più iscritti, non sapendo che la prospettiva è futuro o baratro” – ha affermato il ministro Maurizio Lupi.

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