Fase di stagnazione per l’Europa: inflazione crescente e tassi fissati allo 0,05%. Il Consiglio direttivo della Bce “unito” per risollevare la zona euro
“Il Consiglio Direttivo ha dato allo staff della Bce e ai rispettivi comitati l’incarico di garantire la tempestiva preparazione di ulteriori misure da adottare, se necessario”, così cita il testo finale del Consiglio svoltosi due giorni fa a Francoforte. Ulteriori provvedimenti da porre in essere nel caso in cui “le misure attuali non fossero necessarie” a garantire una ripresa dell’inflazione.
Lo scenario che si presenta alla Bce è un’Europa che “sta rallentando fino a fermarsi e rappresenta un rischio rilevante per la crescita mondiale”, come dice l’Ocse nel Rapporto ufficiale del suo Economic Outlook. Un’Europa che invece di risollevarsi dalla crisi tende sempre di più al ribasso. I motivi: un livello di disoccupazione ancora troppo elevato e un’inflazione lontana dai limiti prefissati (si parla del 2% massimo). Il problema principale secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è che mentre alcuni Paesi stanno “cominciando a risalire la china”, altri invece procedono a rilento. Germania, Francia e Italia (che si piazza in penultima posizione tra le nazioni del G20, davanti solo alla Russia) i paesi che mostrano maggiori difficoltà.
L’Ocse ha stimato nell’Economic Outlook in vista del G20 una crescita del Pil per l’area euro pari al +1,1% per il 2015 e +1,7% per il 2016. Per l’Italia, invece, si parla di un +0,2% nel 2015, dal +0,1% rilevato a settembre. E, come se non bastasse, per il 2015 è previsto un taglio dei piani di investimento (22,1%), secondo quanto scrive il Bollettino statistico della Banca d’Italia centrale. Secondo il sondaggio risultano investire maggiormente le aziende con 200 e oltre addetti e, in particolare, quelle che esportano all’estero almeno un terzo del loro fatturato, ma per il 2015 ci sarà una forte diminuzione.
Catherine Mann, capo economista dell’Ocse, ha dichiarato: “C’è una probabilità di deflazione e di crescita zero del Pil e stagnazione, e quando questi rischi esistono deve essere un motivo capitale per i politici per fare un passo avanti sulle loro proposte in materia di riforme”. Cosa che, evidentemente, in alcuni Paesi, in cui persiste “il debito pubblico e privato ereditati dal periodo pre-crisi”, non è stata fatta.
Nel Consiglio direttivo, però, Mario Draghi si è mostrato fiducioso affermando che “la flessibilità esistente dovrebbe permettere ai governi di far fronte ai costi delle riforme, di sostenere la domanda e di raggiungere una composizione delle misure di bilancio più favorevole alla crescita”. E su questa strada si muove la Bce, intenta ad attuare “un nuovo allentamento della politica monetaria” con l’obiettivo finale, probabilmente, di giungere al Quantitative Easing attuato già dall’America.
Di qui la decisione del Consiglio di incrementare di 1000 miliardi di euro il bilancio della Bce, riportandola ai livelli raggiunti nel marzo 2012. Acquisti di covered bond del valore di 4 miliardi, maxi-prestiti alle banche per le Pmi, acquisti di prestiti cartolarizzati e obbligazioni garantite le misure anti-deflazione messe in atto fino ad ora. Prossimamente, invece, è previsto l’acquisto di titoli Abs, ovvero titoli derivati dai prestiti effettuati dalle banche alle imprese. Nel frattempo, però, resta ferma la decisione di lasciare i tassi di riferimento ai minimi storici (0,05% il limite fissato), con la promessa di non scendere ulteriormente.
E a chi ha parlato di spaccatura all’interno del Consiglio direttivo e di fazioni (pro-Draghi e anti-Draghi, capitanati dalla Bundesbank), il presidente delle Bce ha detto: “Non c’è una linea di confine fra Nord e Sud, non ci sono alleanze di nessun tipo. È normale che si siano divergenze, succede nella Fomc della Federal Reserve, succede nel Regno Unito e in Giappone, ma la migliore risposta è data dal fatto che la dichiarazione introduttiva, che contiene notizie importanti, è stata approvata all’unanimità”. Anche alla cena del Consiglio sembra essere filato tutto liscio, con “colloqui ricchi e interessanti e molto franchi”, secondo le parole di Draghi. Che realmente ci sia questo clima d’intesa o no resta in dubbio, ciò che è certo invece è soltanto la firma unanime del comunicato.