Bagnoli: la storia del più grande fallimento politico, socio-urbanistico e ambientale finisce nel gioco dei Tweet tra sindaco di Napoli e premier

Twitta che ti ritwitta. Intanto la gente di Bagnoli è ancora in attesa di riqualificazione ambientale e del risarcimento che non arriva mai

Bagnoli

Non c’è pace per Bagnoli, ovvero per quell’incantevole lembo di terra sotto la collina di Posillipo, davanti all’isolotto di Nisida. Già questo territorio ha dovuto sopportare la sua destinazione ad uso industriale, agli inizi del secolo scorso, con la costruzione nientedimeno che di una acciaieria proprio sulla spiaggia. Nonché successivamente, l’utilizzo del castello di Nisida come carcere minorile, il famoso “Carcere ‘e mare” cantato dalla Compagnia degli “Scugnizzi”.

Adesso deve anche assistere alla “querelle” tutta verbale, tra il Sindaco De Magistris ed il Governo Italiano. Verbale, perché di fatti ancora non se ne vede l’ombra. Dopo la dismissione dello stabilimento dell’ILVA, magistralmente raccontata nel capolavoro letterario di Ermanno Rea, tutti i tentativi di far rinascere la zona sono miseramente falliti, proprio come la Società Bagnolifutura, Società che avrebbe dovuto occuparsi proprio della bonifica e della riqualificazione dell’area, i cui dirigenti oggi invece sono indagati per disastro ambientale e truffa ai danni dello Stato.

Quella di Bagnoli è la storia di un investimento costato oltre 100 milioni di euro per la sola bonifica, di terreni sequestrati, dissequestrati e ri-sequestrati, di incendi dolosi, di creditori e debitori, di società fallite, di cassaintegrati, di imprenditori arricchiti e falliti, di colmate mai smaltite, di lavori e progetti infiniti di cui oggi abbiamo solo la Porta di un Parco che non c’è. L’amministrazione de Magistris ha provato a dare seguito ad un progetto ormai logoro, approfittando anche della vetrina offerta dalla Coppa America (che infatti in un primo tempo doveva svolgersi proprio al largo di Bagnoli), attraverso la ricapitalizzazione di Bagnolifutura. Ma è stato solo accanimento terapeutico. Nel febbraio 2014 la società aveva chiesto al Comune una nuova ricapitalizzazione di 10 milioni, che l’amministrazione, in pre-dissesto, non ha potuto assicurare.

Dei 190 milioni di euro di debiti contratti poi, 59 sono vantati da Fintecna per la vendita dei suoli di sua proprietà: ed è stata proprio quest’ultima, che richiedendo in Tribunale il versamento dei crediti vantati, ha di fatto staccato la spina ad un moribondo comodo a tanti come pozzo di San Patrizio elettorale. La messa in liquidazione di Bagnolifutura a cui il 29 maggio 2014 ha fatto seguito il fallimento ufficiale sancito dal Tribunale di Napoli, è stata determinata proprio dall’impossibilità della STU (Società di Trasformazione Urbana, holding di Bagnolifutura) di pagare i debiti alla Fintecna. Per questi motivi il Governo aveva deciso di intervenire direttamente sulla questione attraverso lo “Sblocca Italia” che dovrebbe strappare a tutti gli effetti l’area di Bagnoli dalle competenze del Comune di Napoli, trasferendola appunto al Governo con il commissariamento.

A gestire la creazione della Bagnoli targata Renzi dovrebbero essere due soggetti: il Commissario governativo e il Soggetto Attuatore. Il primo per soprintendere l’attività del secondo che, in realtà, sarà il vero protagonista. Sarà infatti il soggetto attuatore (forse proprio Fintecna che avanza ancora 60 milioni di euro) a distribuire gli appalti e ad elaborare il programma di risanamento. Ma ormai il condizionale è d’obbligo, visto che lo scorso 14 agosto, proprio a Città della Scienza, il Premier aveva promesso di ritornare a Napoli e a Bagnoli: “Torneremo il 7 novembre per fare il punto sulla situazione, saremo a Napoli e al Sud per continuare il nostro lavoro”. Ma dalle promesse ai fatti ci sono stati i “motivi di ordine pubblico”. Intanto si prende tempo.

Ovviamente il commissariamento opererebbe in deroga alle varie legislazioni di settore, aprendo una vera e propria autostrada al soggetto attuatore ovvero poteri decisionali amplissimi, con il coinvolgimento dei privati nelle vicende decisionali riguardanti l’area. Al Comune di Napoli, in pratica, non resterebbe alcuna potestà decisionale in merito. Ovvio che de Magistris cerchi in tutti i modi di evitare quella che rappresenterebbe una ferita profondissima per la sua amministrazione, di fatto incapace a gestire una situazione per quanto complicata, con notevoli ricadute elettorali.

Quindi avanti con i tweet suggestivi che oltre ad impugnare il provvedimento, riportano alla luce i fantasmi de “Le Mani sulla Città“, il film capolavoro di Francesco Rosi che racconta, se de Magistris l’avesse visto, proprio degli abusi e delle incompetenze della politica locale, dell’amministrazione cittadina, corrotta ma soprattutto incapace. Di ieri e di oggi.

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2 thoughts on “Bagnoli: la storia del più grande fallimento politico, socio-urbanistico e ambientale finisce nel gioco dei Tweet tra sindaco di Napoli e premier

  1. L’autore di questo articolo è in malissima fede… non dice che la richiesta di fallimento di Bagnoli Futura è stata avanzata da Fintecna, dopo che il Sindaco aveva ordinato alla stessa Fintecna la rimozione della colmata a mare??? Si vogliono addossare a questa amministrazione le colpe di 20 anni di governo cittadino del PD, che oggi cacciato fuori dalla porta alle elezioni comunali cerca di rientrare dalla finestra attraverso il commissariamento??? FALSI!!!

    1. Caro signore, lei fa troppi voli di fantasia. La questione in questo articolo è semplice. Un’amministrazione che segue gli errori delle precedenti tentando di mantenere in vita un carrozzone fallimentare e incapace di gestire la complessità della riqualificazione ambientale di Bagnoli, si macchia degli stessi errori commessi da chi l’ha preceduto. L’azione, a nostro avviso propagandistico, di intimare la rimozione della colmata a Fintecna non cancella comunque il FATTO che questa società vanti un credito che ha poi ritenuto di riscuotere! Lei contrappone fatti a considerazioni, che possono anche starci nel ragionamento, ma che non cambiano la questione. Bagnolifutura andava chiusa prima e non a seguito di fallimento determinato dalla richiesta di Fintecna! Ed inoltre se lei vive nel suo comodo mondo dei sogni e non ha ben presente la realtà dei fatti che fotografano un degrado sempre crescente, vada a passeggio con il Sindaco di strada, così capirà in quale situazione si trova Napoli! E basta con lo scaricabarile delle responsabilità. Chi ha sbagliato prima se ne sta a casa, non governa. Ora ad amministrare la città è questa amministrazione. Se incapace di farlo, vada a casa, ce ne faremo una ragione. Punto.

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