Euroscettici: l’Islanda ritira la candidatura per l’adesione all’UE

Lo stop alle trattative, iniziate nel 2009, è avvenuto attraverso una lettera alla Lettonia, paese che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue. Sveinsson: “La prossima volta fate decidere ai cittadini”

Qunnar_bragi_sveinssonLa notizia era già trapelata nei giorni scorsi e precisamente il 12 marzo ma ora è ufficiale e rimbalza su diversi organi di stampa italiani e internazionali: l’Islanda non farà parte dell’Ue (almeno per ora). Lo stop alle trattative, è avvenuto attraverso una nota alla Commissione Europea e alla Lettonia, il paese con la presidenza di turno del Consiglio europeo. Il ministro degli Esteri del governo islandese Gunnar Bragi Sveinsson, ha motivato tale decisione affermando “gli interessi dell’Islanda, si servono meglio fuori dall’Unione Europea”. In particolare, l’abbandono del progetto di adesione, è dovuto alle quote sulla pesca che l’Europa, pur concedendo alcune deroghe, pare avrebbe voluto imporre. L’Islanda, ha proprio nella pesca uno suoi settori trainanti e questo contribuisce per circa il 70% delle esportazioni dell’isola.

Il processo di adesione era stato avviato il 16 luglio 2009, quando il parlamento islandese aveva dato mandato al governo di iniziare i negoziati. Poi, le elezioni del 27 aprile 2013 hanno portato alla sconfitta del partito pro-europeista dei socialdemocratici e alla vittoria degli euroscettici, tra cui vi sono il Partito dell’Indipendenza guidato da Bjarni Benediktsson e il Partito del Progresso. Circa un anno fa, le due formazioni conservatrici ed euroscettiche si sono accordate su un progetto di legge che chiedeva al governo di “ritirare la candidatura per l’adesione all’Unione Europea”. Non erano mancate le proteste da parte di oltre 32mila islandesi, i quali avevano firmato una petizione che proponeva un referendum per decidere se proseguire o meno i negoziati di adesione.

Pochi giorni fa, il governo ha sospeso il negoziato per due anni ma come ricordato dall’esecutivo Ue, non si è trattato di un ritiro definitivo. L’Ue tiene a far sapere all’Islanda che la porta rimane sostanzialmente aperta qualora Reykiavic dovesse ripensarci. Maja Kocijancic, portavoce dell’Ue per gli Affari esteri, ha affermato: “È prerogativa dell’Islanda prendere una decisione libera e sovrana su come portare avanti le relazioni con l’Ue e rispettiamo pienamente la decisione. L’Islanda – continua la portavoce – rimane comunque un partner importante per la partecipazione negli accordi economici”. Attualmente infatti, il paese fa parte dell’accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone e dell’European Economic Area. Questo gli permette di esportare nell’Unione i suoi prodotti senza dazi o altri oneri ed è tra i principali motivi per cui il paese non sente l’esigenza di entrare a far parte dell’Ue e ha paura che dall’adesione possano derivare soltanto vincoli.

La decisione del governo non è stata presa benissimo dai cittadini islandesi. Molti chiedono ancora il referendum per decidere se proseguire o meno i negoziati di adesione o quantomeno un voto del Parlamento sulla materia. L’Islanda è infatti un paese che in questi anni, sta dimostrando una grande cultura della discussione e partecipazione. Questi sentimenti, hanno portato nel 2013 alla riscrittura della Costituzione nazionale grazie all’apporto dei cittadini. Il processo di revisione costituzionale, è avvenuto in larga parte attraverso proposte via Internet.

Nel paese si è lavorato anche per un modello di informazione denominato IMMI (Icelandic Modern Media Initiative) secondo cui ad esempio i blogger non sono responsabili di quello che scrivono: nessuno può fare loro causa, neppure nel caso pubblichino segreti di Stato o militari. Una vera e propria legge anti bavaglio, la quale punta a rafforzare la tutela della libertà di informare ed essere informati.

Tornando a concentrarci sull’adesione dell’Islanda all’Ue, non è escluso che presto si arrivi a un referendum sul punto, come richiesto da molti islandesi. In questo senso, fa ben sperare il post scritto su facebook da Sveinsson, il quale rivolto alle Istituzioni europee ha scritto “la prossima volta fate decidere ai cittadini”. Segno che potrebbe esserci qualcosa di non trapelato, oltre alle quote sulla pesca, che non è andato giù al governo islandese di cui quest’ultimo fa parte.

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