Il Partito Democratico continua a perdere pezzi: dopo Civati lascia anche Fassina

L’addio era nell’aria da tempo: “Scelta sofferta, ma nel Pd non mi ci riconosco più”. Sempre più conflittuale il rapporto con il domins del partito Matteo Renzi

Stefano FassinaDopo Civati, nel Partito Democratico c’è da registrare un’altra defezione: quella di Stefano Fassina. L’addio era nell’aria, visto che quest’ultimo non si ritrovava più nel Pd da quando Matteo Renzi ne è diventato segretario. Più di uno i bocconi amari mandati giù nel corso dell’ultimo anno ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scelta del premier di porre la questione di fiducia sul Ddl di riforma della scuola. Con Fassina esce dal pd anche la deputata Monica Gregori, 35enne di Tivoli.

Sulla riforma della scuola, Fassina ha dichiarato: “Si tratta di uno schiaffo al Parlamento e all’universo della scuola che in questi mesi si è mobilitato per un intervento innovativo e di riqualificazione della scuola pubblica. Il testo del maxiemendamento predisposto dal governo si limita a qualche ritocco cosmetico senza dare le risposte necessarie”. Mentre l’addio è motivato dal fatto di non riconoscersi più nel partito, che è diventato secondo l’esponente della minoranza dem: “Sempre più attento all’establishment, a Marchionne, alla finanza internazionale, ai rappresentanti di un management che sempre più invade le strutture dello Stato”.

Prima dell’annuncio ufficiale a Montecitorio, Fassina aveva anticipato la sua decisione durante un discorso al circolo di Capannelle (in provincia di Roma). Frasi quelle di ieri, rimbalzate immediatamente sui social network e su Youtube, grazie al filmato postato da Maddalena Messeri, presidente dei Giovani Democratici di Roma. Per Fassina, non è un addio alla politica ma solo al Pd. Come ha annunciato, il suo obiettivo sarà provare a costruire un’alternativa a sinistra che porti avanti “un’agenda alternativa”. Diversa, evidentemente, a quella di Renzi e degli esponenti renziani.

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