Migliaia di docenti precari (abilitati TFA e PAS) chiedono l’inserimento in Graduatoria ad esaurimento (Gae). Per contrastare “la Buona Scuola” i Cinquestelle puntano sui ricorsi alla Corte Costituzionale, Possibile di Pippo Civati, ad una campagna referendaria contro la politica neoliberista del Governo Renzi
Non è un mistero che il Ddl di riforma della pubblica istruzione non piaccia a tantissimi insegnanti, che sin dalla sua approvazione alla Camera, avvenuta lo scorso 9 luglio, hanno promesso una dura battaglia con gli strumenti legali a loro disposizione. La legge 107/2015, anche conosciuta come “riforma della Buona scuola”, è destinata a far parlare di sé anche nei prossimi mesi, grazie ad una serie di iniziative che verranno intraprese da sindacati, associazioni di categoria e forze politiche contrarie alla riforma.
I sindacati annunciano sin da ora una battaglia fatta di ricorsi al Tar da parte di docenti precari, diplomati magistrali o abilitati Tfa e Pas, che chiedono di essere inseriti nel piano assunzioni previsto dalla riforma. I giudici amministrativi potrebbero dar loro ragione, anche alla luce della sentenza breve n.3788/15 del Consiglio di Stato, grazie alla quale sono stati inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento (Gae) altri mille diplomati magistrale esclusi. Soddisfazione per la decisione del Consiglio di Stato è stata espressa dal presidente ANIEF Marcello Pacifico, che conta di far inserire nel piano straordinario di assunzioni varato con la riforma, oltre ai già citati abilitati TFA e PAS, gli abilitati all’estero e i possessori della Laurea in Scienze della Formazione Primaria.
È continuato in questi giorni il botta e risposta tra sindacati e governo e tra quest’ultimo e le forze politiche contrarie alla riforma. Il sindacato autonomo dei docenti Gilda ha dichiarato: “Siamo di fronte ad una riforma del tutto estranea alle reali esigenze della scuola pubblica, voluta da un Governo che non ha minimamente preso in considerazione chi conosce bene il mondo dell’istruzione, perchè lo vive e ci lavora. Molti docenti sono incerti sull’avanzare o meno richiesta di assunzione perché il meccanismo di reclutamento ed il numero dei posti disponibili sono poco chiari”. Per il segretario della Flc Cgil Domenico Pantaleo: “La riforma non risponde ai bisogni di un sistema di istruzione al passo coi tempi. È solamente incentrata su questioni organizzative ed amministrative, col fine unico di ridurre le spese di denaro. Inoltre – aggiunge – penalizza i precari costretti ad allontanarsi da casa per lavorare, ma soprattutto non rispetta la sentenza della Corte Europea, che prevedeva la ridefinizione dei contratti”. Giuseppe Mascolo, segretario generale dell’Ugl Scuola ha invece affermato: “Il futuro della scuola, degli insegnanti e dei precari è sempre più incerto e confusionario dopo questa riforma”.
Ad appoggiare la protesta dei sindacati c’è in il Movimento Cinque Stelle. I Consiglieri regionali M5S in Regione Veneto hanno presentato una mozione con cui si chiede il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 107/2015. In Regione Puglia tale tipo di mozione è già stata approvata e ora i pentastellati spingono per l’approvazione anche in altre regioni, compresa la Campania. Lo strumento del ricorso alla Corte Costituzionale sembra essere preferito al referendum perchè quest’ultimo comporterebbe non solo la raccolta di 500mila firme entro settembre ma anche riuscire a portare al voto referendario 25 milioni di italiani.
Dura la replica del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che ha dichiarato: “Ognuno faccia il suo mestiere. Se il M5S ritiene utile fare ricorso allora lo faccia. Ritengo assurde – ha aggiunto – delle proteste contro un piano di assunzione di 100mila persone, abbiamo studiato questa riforma per cancellare il precariato dalla scuola. I sindacati non sono daccordo? Strano, ora che il Governo mette i soldi per le assunzioni loro si oppongono”. Parole che sono la dimostrazione di come non si siano realmente capite le ragioni della protesta o si faccia finta di non capirle.
Il neonato movimento politico Possibile di Pippo Civati, deputato eletto nelle fila del Pd, ora iscritto al gruppo misto dopo il suo addio ai democrat, propone invece proprio lo strumento referendario come lotta a tutto campo alla politica neoliberista del premier Renzi. In questi giorni è appunto partita la campagna referendaria Possibile, per l’abrogazione delle riforme volute a colpi di fiducia dal governo, compresa la Buona Scuola, con il quesito referendario contro il “preside-manager”.