Città Metropolitane: così la riforma Delrio toglie voce ai cittadini

Le recenti elezioni sono avvenute sottotraccia. Un esempio di cosa potrebbe accadere al Senato se passasse il Sì alla riforma costituzionale targata Renzi-Boschi

renzi-boschiRoma, Milano, Napoli, Bologna e Torino hanno da poco rinnovato i Consigli delle Città Metropolitane, uno degli Enti locali previsti con la riforma Delrio (Legge n.56 del 7 aprile 2014, recante Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni). Le elezioni sono tuttavia passate sottotraccia, nonostante nella sola Città Metropolitana di Napoli vivano più di tre milioni di abitanti e questo Ente abbia competenze su numerosi aspetti che riguardano la vita di una popolazione (si pensi al settore del trasporto pubblico e a quello dell’istruzione).

Nelle recenti elezioni per i rinnovi dei consigli metropolitani i cittadini non hanno avuto possibilità di scegliere i propri rappresentanti. La riforma Delrio prevede infatti elezioni di secondo grado, ciò vuol dire che solo i sindaci e consiglieri comunali possono votare i candidati dei consigli metropolitani. Inoltre è prevista la ponderazione del voto, secondo cui il voto di un sindaco o consigliere comunale di un comune con una fascia demografica maggiore conta molto di più di un altro a bassa popolosità. Un vulnus di democrazia prodotto da una riforma, quella dell’attuale ministro delle Infrastrutture del governo Renzi, palesemente viziata da profili di incostituzionalità. Ad esempio perché il voto ponderato viola in maniera evidente i principi di uguaglianza e segretezza del voto (tutti sanno chi ha votato chi).

Un meccanismo molto simile, forse un antipasto, di quanto potrebbe avvenire al Senato se dovesse passare il Sì alla riforma costituzionale targata Renzi-Boschi. Se così fosse i cittadini italiani perderebbero il diritto di scegliere chi farà parte del Senato e di votare conoscendo i programmi delle forze politiche. I sostenitori del Sì sostengono che la riforma costituzionale porti a un risparmio, che 500 milioni di euro in più potranno essere stanziati per la lotta alla povertà, ma la Ragioneria dello Stato quantifica il risparmio in soli 49 milioni (una cifra risibile rispetto al bilancio dello Stato Italiano). Quindi, se i risparmi sono irrisori a cosa serve questa riforma? Il sospetto che serva a togliere voce ai cittadini, esattamente come avvenuto con le Città Metropolitane, è molto forte.

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