Intellettuali polemizzano, de Magistris tira dritto: “Polemica incredibile”. La struttura, pensata come attrazione natalizia, avrà carattere temporaneo. Obiettivo del Comune è arrivare almeno a 100mila visitatori. L’assessore alla Cultura Nino Daniele: “Disponibilità a confrontarci con gli intellettuali, ma c’è il parere favorevole della Sovrintendenza, l’iter è avvito da tempo e c’è un soggetto privato che ha investito”
Napoli, 11 novembre – N’Albero della discordia è arrivato a Napoli. Mentre il mondo ancora si interroga sull’elezione di Donald Trump a presidente USA, a Napoli ci sono personalità del mondo intellettuale che polemizzano per la realizzazione di un’installazione natalizia: N’Albero appunto, la struttura di 40 metri prevista per 90 giorni alla Rotonda Diaz. Al momento quest’ultima si trova nei capannoni della società realizzatrice: la Italstage, azienda napoletana che opera sull’intero territorio nazionale.
L’installazione, che prevede al proprio interno una mostra di arte presepiale, una di arte contemporanea e un’area aperitivo, oltre a otto telescopi per ammirare il Golfo, dovrebbe essere inaugurata il prossimo 8 dicembre. Si tratta di un’iniziativa a costo zero per il Comune, che spera di attirare ulteriori visitatori in città: l’obiettivo è arrivare a quota 100mila. Ovviamente la Italstage farà pagare un biglietto d’ingresso per rientrare dei costi, ma questi saranno probabilmente “popolari”.
A Napoli però, dopo la denuncia dell’associazione Italia Nostra, contraria all’iniziativa, si è aperta la polemica da parte di alcuni intellettuali: molti sono firme del Corriere del Mezzogiorno (Paolo Macry, Giuseppe Galasso, ecc.). C’è addirittura chi è arrivato a dire che l’installazione non si deve fare in segno di rispetto per i terremotati. E non si capisce cosa c’entri. Altri hanno parlato di iniziativa “consumistica”, noncuranti del fatto che la struttura ospiterà almeno una mostra di arte presepiale e una di arte contemporanea. Sono consumistici anche i musei? Gli artisti (e i presunti artisti) dovrebbero essere tutti stipendiati dallo Stato?
L’Amministrazione comunale tuttavia tira dritto. L’assessore alla Cultura e al Turismo, Nino Daniele, interpellato dal quotidiano Il Mattino ha dichiarato: “Ci sono i pareri, l’iter è avviato da tempo e c’è un soggetto privato che ha investito. Possiamo però aprire l’albero ad incontri culturali sui temi del mediterraneo ad esempio. Per questo ci piacerebbe confrontarci, per ricevere proposte”.
Il sindaco de Magistris, ha invece parlato di “Polemiche incomprensibili”. “Dov’erano – ha dichiarato il primo cittadino al Corriere del Mezzogiorno – alcuni di questi personaggi, oggi molto critici, quando Napoli, invece che un albero di Natale, veniva seppellita dal cemento? Oppure quando per Bagnoli si facevano le scelte che hanno portato alla situazione odierna? Sia chiaro, mi riferisco soltanto ad alcuni che oggi parlano che, per evitare polemiche, preferisco non citare. Ma, ripeto: dov’erano? Allora, insisto, la cultura era accessibile solo a pochi e non era libera come oggi. Noi invece abbiamo trovato interi luoghi abbandonati e gli abbiamo ridato vita. Abbiamo trovato l’Asilo Filangieri utilizzato per il Forum delle Culture, oppure Musei nei quali si facevano feste private”.
Per de Magistris “non si può pensare di ingabbiare una città, sempre e solo con divieti e vincoli”, mentre bisogna invece “mettere stop agli scempi”. “Molta gente – ribadisce de Magistris – critica solo. Poi però ce l’ha dovuto ricordare Francesco Rosi con ‘Le mani sulla città’ cosa è accaduto a Napoli anni addietro”.
Il pensiero che sembra animare una parte di Napoli è sempre lo stesso: l’immobilismo. Fu così per l’America’s Cup, che nel 2013 ha contribuito a rifare l’immagine di una città mortificata dalla crisi rifiuti. Così è stato per la Coppa Davis e il Giro d’Italia. Oggi i professionisti del “non si può fare” ci riprovano, arrivando a chiedere nel documento di Italia Nostra perfino le dimissioni del soprintendente Luciano Garella, che ha recentemente affermato: “Bisognerebbe spiegare a questi firmatari di grande cervello e di età notevole (ce n’è qualcuno che abbia meno di ottant’anni?), e forse anche indirizzati, che un vincolo non significa inibizione a fare, altrimenti in Italia vivremmo ancora nelle caverne e accenderemmo il fuoco con le selci”. Se un’iniziativa del genere fosse stata fatta a Roma o Milano ci sarebbero state tutte queste polemiche? Probabilmente no, ma c’è una parte di Napoli che purtroppo ama far parlare di sé anche per queste cose.