Il segretario dem si associa al club dei “metto le mani avanti per non cadere”
Il segretario dei dem sceglie di giocare in difesa, assediato dagli sfascisti della sinistra, che pur rivendicando la coerenza del Pd con la storia del partito, non fanno i conti con la loro impotenza nel costruire l’alternativa al renzismo.
L’ex premier, in linea con i machiavellismi della politica, prende le distanze dall’esito dei ballottaggi che impegnano milioni di italiani. Non gli si può negare il fiuto per l’aria che tira nel Paese che lo associa al club dei “metto le mani avanti per non cadere”.
Da buongustaio dei menu elettorali sente odor di bruciato, specialmente acre nella sua Toscana (Lucca, Pistoia e Carrara, capoluoghi di provincia, in bilico) dopo i crolli degli scorsi anni a Livorno, Arezzo e Grosseto. Il segretario non partecipa a comizi e manifestazioni, evidentemente per non essere coinvolto in un possibile flop, e al di qua della barricata prova a non issare la bandiera bianca della resa generale invocando la dimensione locale del voto, ma in contraddizione con il giudizio esternato dopo il primo turno, definito coma politico assoluto dei 5Stelle.
Se Berlusconi avrà ragione, nell’enfatizzare il possibile prevalere del centrodestra all’indomani del voto, dovrà ricambiare con fiori e cioccolatini quanti si sarebbero uniformati alle indicazioni antirenziane dei dissidenti dem, pubblicamente impartite dai Bersani, D’Alema, Fassina, Civati, Orlando, Cuperlo, Pisapia e compagni.