Incontro di approfondimento in vista della fase di redazione delle recensioni dei giovani critici dei dieci istituti scolastici di Napoli e provincia
Napoli, 15 febbraio – E’ stato un San Valentino particolare quello vissuto dai giovani critici letterari e dagli scrittori del Premio NapoliTime giunto alla sua VII edizione. Si è svolta nella giornata di ieri, presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Vittorio Emanuele II”, l’atteso incontro-confronto tra studenti e autori sui libri in gara. Il Premio NapoliTime, lo ricordiamo, si fregia del Patrocinio Morale del Comune di Napoli e della Regione Campania ed è organizzato dalla nostra testata giornalistica e dall’Associazione Onlus di promozione territoriale “Ecomuseo del Mare e della Pesca dei Campi Flegrei” presieduta dal professor Pasquale Vespa.
Alla presenza degli autori in gara si è dato vita ad un incontro di approfondimento in vista della fase di redazione delle recensioni delle opere dei giovani critici dei dieci istituti scolastici di Napoli e provincia partecipanti. Tante le domande e gli interventi dei ragazzi per una carrellata di emozioni e ricordi.
Giulia Bracco, ricercatrice in Psicolinguistica, collabora con il laboratorio LaPSUS dell’Università di Salerno. Partecipa al NapoliTime con il suo secondo libro La Madre, il Maestro, Shakespeare e Dio edito nel 2018 da Caffèorchidea, un’opera di fantasia dedicata al potere che hanno i sogni nella vita e soprattutto un libro che, nel dipanare la storia di formazione di Hector e Nabel, pone numerosi interrogativi ed apre a tanti possibili risposte.
Credere nei propri sogni, seguire le passioni e i desideri per vederli realizzati nonostante e grazie anche alle difficoltà che si incontrano. Il rapporto con i genitori con le loro tante aspettative è spesso difficile. Il conflitto che si genera è doloroso perché se lo sguardo dell’adulto resta importante, altrettanto fondamentale risulta la ribellione per generare il necessario distacco. Poi però crescere comporta la comprensione e il perdono che riducono al minimo una crepa che resta ma che senza di essa non ci sarebbe stata crescita nell’autonomia. E non c’è bisogno della macchina del tempo per tornare indietro e provare ad aggiustare un rapporto incrinato. Bastano le parole che consentono di liberare emozioni e comunicare l’amore, la vicinanza, l’appartenenza.
L’arte può alleviare qualche tipo di sofferenza interiore ma molto dipende dalle attitudini personali come dimostrano i personaggi del libro. La scrittura è certamente terapeutica. Tutti coloro che scrivono hanno la sensazione che stanno vivendo un’occasione di crescita. Scrivere per poi rileggersi aiuta a comprendere il cammino di crescita intrapreso.
Nunzia Gionfriddo, scrittrice napoletana e insegnante di scuola superiore è tra i concorrenti al Premio con Gli angeli del rione Sanità, Kairòs editore, 2017. La storia si dispiega tra luoghi, un carcere, il Rione Sanità, e racconta di Beppe, Ciro, Assuntina, Ninetta che non sono i grandi eroi accolti nei libri di storia bensì piccoli uomini e donne umili e sconosciuti che però fanno la storia delle nostre vite, dei nostri quartieri, la storia di tutti i giorni alla costante e sincera ricerca della libertà. Donne e uomini che con il grande coraggio dei giusti che hanno dato dignità e forza alla Resistenza del meridione contro la devastazione tedesca. Ed è proprio nell’umanità dei personaggi del libro che il lettore può riconoscere il ruolo che ebbero i napoletani nella cacciata dei tedeschi, come anche i più recenti studi condotti dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ndr) hanno dimostrato.
Una donna che dichiara con orgoglio ai nostri ragazzi di aver vissuto il ’68 e che pur senza dipingersi come una barricadera, anzi sottolineando come anche allora non tutto fosse chiaro e sufficientemente indagato, può con serenità affermare di essere tutt’ora una rivoluzionaria che non rinuncia al pensiero critico e al confronto costruttivo.
Il messaggio della scrittrice agli alunni è che nonostante tutto ci si può ribellare e soprattutto prendere posizione contro l’indifferenza imperante. E’ sbagliato cullarsi nell’idea che il problema che di volta in volta si pone all’attenzione dei media sia un problema di altri e che non ci riguardi.
Jacopo Ottenga Barattucci ci ha raggiungiunti da Francavilla al Mare (provincia di Chieti) con la sua passione per la scrittura che lo ha portato a scrivere per Il Messaggero e a collaborare con testate online.
Partecipa con il saggio Pino Daniele – Dove tutto ha senso c’è sentimento, Kairòs Edizioni 2017, che celebra un artista unico che è riuscito a ricreare genere, linguaggi e tradizioni culturali diverse per offrirci un prodotto musicale senza tempo e senza spazio, locale e al contempo globale. Pino Daniele resta difficile da catalogare. Un cantautore, un grande musicista, un cantautore politico? Quel che è certo è che prima di lui la comune percezione della musica napoletana era legata a vecchi clichè che lui ha svecchiato. Nelle sue canzoni il sentimento resta l’elemento centrale che, nel non restare mai restare fine a sé stesso, finisce per evidenziare un mare di contraddizioni. Contraddizioni che possiamo leggere nel suo rapporto di amore e odio con Napoli e nei personaggi famosi che hanno fatto la storia di questa città. Un amore, un sentimento che diviene ambivalente tra l’amarezza perché nulla cambia e la speranza che un cambiamento possa esserci.
“La mia generazione è anestetizzata – dice – e gli infiniti post che si scrivono nei social compiono giri incredibili che raccolgono altri commenti, si ingigantiscono ma poi restano virtuali. La comunicazione è importante ma bisogna renderla concreta e produttiva”. E ripropone una famosa citazione per cui chissà perché tutti pensano a cambiare il mondo ma nessuno pensa a cambiare sé stesso.
Francesco Paolo Oreste poliziotto, laureato in Scienze Politiche con specializzazione in Criminologia. I “suoi ragazzi”, quelli che incontra durante il turno di servizio, sono quelli con cui si confronta e da cui tra le riflessioni che alimentano personaggi e storie delle sue pagine.
Partecipa al Premio con L’ignoranza dei numeri edito da Baldini e Castoldi nel 2019 un giallo che vede l’ispettore Romeo Giulietti, uomo di speranze che crede nelle parole più che nei numeri e nei miracoli, impegnato nella ricerca della verità. Troppe volte sono proprio i numeri, le statistiche che ci dicono quanto sia difficile che un obiettivo si realizzi e dunque quante volte su cento un fallimento potrebbe realizzarsi. Partire da una tale riflessione, lasciarsi scoraggiare conduce a considerare pazzo chi, come un moderno Don Chisciotte, nonostante le previsioni di elevato insuccesso decide di perseguire un obiettivo in cui fortemente crede. Ma anche quando i numeri, le statistiche e le parole ci remano contro vale la pena di combattere per amore come per qualsiasi altro ideale. Bisogna avere il coraggio di aprirsi, mettersi a nudo anche a costo di apparire ridicoli. Come Pessoa in “Lettere d’amore” non è ridicolo chi scrive lettere d’amore ma ridicolo è chi non le ha mai scritte. Dunque invita i ragazzi ad aprirsi, a parlare all’altra persona senza alcun timore di mostrare “fessure” perché attraverso di queste può solo entrare la luce. Provare ad essere felici comunicando l’amore sempre per non avere rimpianti mai.
Pino Imperatore, scrittore affermato nato a Milano, dirigente al Comune di Napoli, da anni impegnato nella produzione letteraria comica e umoristica.
Partecipa al NapoliTime con il suo romanzo che mescola poliziesco e commedia Aglio, Olio e Assassino edito da DeA Planeta nel 2018. A Napoli, quartiere Mergellina, l’ispettore Scapece, amante della cucina e delle donne, lavora nel commissariato di fronte alla premiata trattoria Parthenope. La tranquillità viene scossa dall’omicidio di un ragazzo e l’ispettore inizia la sua indagine tra simboli e leggende in una città che è la più imprevedibile al mondo. Una città dove nulla è dato per scontato, dove gli opposti convivono a partire dal suo popolo solare ma al contempo cupo, una città dai tanti misteri, culti di adorazione e di adozione dei morti, antichi riti e superstizioni ma sempre con una forte vena innata di ironica e bonaria allegria che salta fuori al bar come in presenza di una salma. Il libro accoglie contraddizioni e motivi di ispirazione e restituisce con generosità al lettore un racconto dove il serio, la storia di efferati delitti, si veste di faceto attraverso un’abbondante spruzzata di umorismo e comicità. E il messaggio del libro non può essere unico ma percorre i tanti rivoli dell’amicizia, dell’ironia, l’amore, l’impegno sociale, tematiche forti come la condizione femminile, la difficile verità e non da ultimo la conoscenza e la valorizzazione del territorio. Il libro è diventato anche un’originalissima “guida turistica” alla scoperta del quartiere di Mergellina, uno dei tanti preziosi scrigni partenopei.
Marco Vetrano psicologo dell’età evolutiva, vive a Roma nel quartiere Ostia Lido, fondatore di ABC famiglia, associazione culturale per lo sviluppo del benessere psico-fisico della persona.
E’ presente al Premio con il suo primo libro, Io Può, Viola Editrice, 2019 un saggio-manuale in cui sono trattati temi quali l’autostima, i meccanismi di difesa, la struttura della personalità, le relazioni sentimentali, ansia, depressione e tecniche per gestirli. E’ uno strumento per chi vuole sviluppare le proprie risorse ed autostima in un percorso di crescita verso il benessere e l’essenzialità. A qualsiasi età si può decidere di provare a cambiare e anche l’ipnosi può dare un valido contributo nel predisporsi al cambiamento, superando blocchi psicologici ed aiutando a recuperare relazioni interrotte con persone a noi care. Nonostante i media diano informazioni errate, l’ipnosi resta un’interessante tecnica di rilassamento. Talvolta si cade in trappole mentali di cui si resta prigionieri ed in questo l’ipnosi può dare il suo contributo per uscirne.
“Molti sono gli strumenti a nostra disposizione per aprirci agli altri – commenta lo scrittore – come le nuove tecnologie, le piattaforme social. Gli strumenti sono neutri e l’esito dipende da come li utilizziamo: il cellulare è di grande aiuto per cercare informazioni su di un libro, ma poi è utile andare a leggere il libro non restare con la testa sul cellulare. Come in tutte le cose bisogna mettersi in gioco, trovare il coraggio di fare, e il coraggio ci viene anche dal rapporto con gli altri. Spesso invece per vivere usiamo delle maschere che non solo rappresentano un grande limite alle nostre possibilità ma soprattutto costano energia per tenerle su”.
Domenico Antonio Antimo Russo, Perfidia – Roman Origins Aurelius Alexander il predecessore, propone “un libro che nasce dalla voglia di associare quelle che da sempre sono le sue più grandi passioni: la storia e il gioco. Un romanzo ispirato alla saga di Assassin’s Creed, una storia ambientata nel primo secolo A.C., tra la Roma repubblicana e quella imperiale.
L’incontro è stato moderato dal professor Pasquale Vespa, direttore responsabile di NapoliTime mentre le scuole partecipanti alla VII edizione del Premio sono l’Istituto di Istruzione Superiore “Vittorio Emanuele II”, il Liceo “Margherita di Savoia”, il Liceo Scientifico “Arturo Labriola”, liceo artistico e scientifico E. Majorana, l’Istituto Tecnico Commerciale “Enrico Caruso”, l’Istituto di Istruzione Superiore “Artemisia Gentileschi”, l’Istituto Comprensivo “Massimo Troisi”, l’Istituto Comprensivo “Cariteo-Italico”, l’Istituto Comprensivo “Michelangelo Augusto”, l’Istituto Comprensivo “41 Console”. Coordina i lavori la dottoressa Anna Vespa della Redazione di NapoliTime.