Elezioni politiche 2022, Fratelli d’Italia il primo partito e centrodestra in maggioranza

Maggioranza assoluta per il centrodestra in entrambe le camere, con oltre il 44% dei voti. Male il Pd, il centrosinistra non va oltre il 27% mentre a sorpresa tiene il Movimento 5 Stelle che pesca voti soprattutto al Sud, dove l’affluenza fa registrare i dati peggiori (anche se in calo su tutto il territorio nazionale, circa 9% in meno delle elezioni del 2018)

Fratelli d’Italia vince le elezioni politiche 2022, è la forza politica più votata con quasi il 26%. Numeri che permettono al centrodestra di aggiudicarsi la maggioranza sia alla Camera che al Senato (tra il 41,5 e il 45% dei consensi), anche se all’interno della coalizione si registra il tracollo della Lega con circa il 10% mentre Forza Italia regge con l’8% pur non andando in doppia cifra.

Male il Partito Democratico, che non supera il 20% e fa poco meglio di quando il segretario del partito era Matteo Renzi. Proprio l’ex premier e Calenda, rispettivamente con Italia Viva e Azione, raccolgono appena l’8%, anche se i due puntavano senza nasconderlo a un risultato di gran lunga migliore. La vera sorpresa è il Movimento 5 Stelle che con il 16,5% dei voti, nonostante fosse dato per spacciato, si attesta al terzo posto seguendo a ruota Fratelli d’Italia e Partito Democratico. I 5 Stelle fanno il pieno a Napoli e provincia, dove vincono tutti i collegi uninominali mentre in Sicilia sono la prima forza politica (Fdl è dietro di circa 10 punti, ndr). Male l’alleanza Verdi-Sinistra Italiana, poco sotto il 4%.

Resta fuori dal parlamento +Europa di Emma Bonino, poco sotto al 3% di poco non riesce a superare la soglia di sbarramento. Fuori anche Luigi Di Maio che con Impegno Civico viaggia intorno allo 0,6% (l’ex 5 Stelle viene battuto anche nell’uninominale a Fuorigrotta dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ndr), così come Unione Popolare dell’ex sindaco di Napoli de Magistris (intorno all’1,5%), Italexit di Gianluigi Paragone (poco sotto il 2%) e Italia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo (poco più dell’1%).

Male l’affluenza in tutta Italia, si è fermata al 63,91% quando alle ultime politiche del 2018 era stata del 72,94%. La Regione in cui si è votato di più è stata l’Emilia Romagna, al Sud invece si è votato meno e i dati più bassi si registrano in Campania, Sardegna e Calabria. Alle precedenti politiche invece era stato proprio il Sud a trainare i dati di affluenza rispetto al passato. In Campania ha votato il 53,86 per cento degli aventi diritto quando alle precedenti politiche aveva votato il 70,26% degli aventi diritto. Nelle 884 sezioni elettorali della città di Napoli si sono recati 362.197 elettori su un totale di 728.134 aventi diritto. Di questi, 180.728 uomini e 181.469 donne. Il quartiere nel quale è stata registrata l’affluenza più alta è il Vomero, dove si è recato a votare il 62,36 per cento degli aventi diritto, il quartiere in cui si è votato di meno è Mercato (38,13%).

“Dagli italiani è arrivata un’indicazione chiara di un governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia”, questo il primo commento di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. “Sono rammaricata per i dati su astensionismo. La sfida ora è tornare a far credere nelle istituzioni, troppi italiani ancora scelgono di non fidarsi. Bisogna ricostruire il rapporto tra stato e cittadini, che non sono sudditi”, ha aggiunto durante il suo discorso. “Non siamo a un punto di arrivo ma di partenza: da domani dobbiamo dimostrare il nostro valore – ha sottolineato –. Questo è il tempo della responsabilità, il tempo in cui se si vuole far parte della storia si deve capire quale responsabilità abbiamo verso decine di milioni di persone perché l’Italia ha scelto noi e non la tradiremo come non l’abbiamo mai tradita”. La leader di Fdi ha poi dichiarato che “se saremo chiamati a governare la nazione lo faremo per tutti, per unire un popolo esaltando ciò che unisce piuttosto che ciò che divide”.

“Indubbiamente non possiamo, alla luce dei dati visti finora, non attribuire la vittoria alla destra trascinata da Giorgia Meloni. È una serata triste per il Paese” ma “il Pd è la seconda forza politica e la prima di opposizione e ha una forte responsabilità”. Lo ha detto Debora Serracchiani, capogruppo uscente del Pd alla Camera, in conferenza stampa. “Il terzo polo non ha ottenuto il risultato rispetto alle aspettative che aveva”, ha aggiunto Serracchiani, secondo la quale “alla luce del risultato della Lega, credo che una riflessione debba essere fatta anche a destra”.

“Tutti ci davano in picchiata e la rimonta è stata significativa: siamo la terza forza politica e quindi abbiamo una grande responsabilità. Ora all’opposizione con coraggio e determinazione”, ha detto il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. “Le scelte compiute da questo gruppo dirigente del Pd hanno compromesso un’azione politica che poteva essere competitiva con questo centrodestra che si è presentato unito. Di fatto – ha proseguito – i cittadini stanno dimostrando, soprattutto al Sud, che il voto per contrastare il centrodestra è il voto per il M5s. Noi saremo l’avamposto per la realizzazione di un’agenda progressista, un progetto di Paese che mira all’inclusione sociale e una transizione ecologica vera e non finta. Da questo punto di vista vedremo se il Partito Democratico ci verrà dietro, ma senza nessun cartello o coalizione”. “Chi tocca il reddito di  troverà in noi un argine insuperabile. Chi pensa di toccare il reddito dovrà fare i conti con noi”, ha sottolineato Conte.

“L’obiettivo di fermare la destra e andare avanti con Draghi non è stato raggiunto”, ha dichiarato il leader di Azione Carlo Calenda. “Sentiamo in primo luogo il dovere di ringraziare il presidente del Consiglio per il lavoro svolto a servizio del Paese. Così come ringraziamo i quasi due milioni di cittadini che hanno deciso di votare una lista nata a ridosso delle elezioni. Gli italiani hanno scelto di dare una solida maggioranza alla destra sovranista. Consideriamo questa prospettiva pericolosa e incerta. Vedremo se Meloni sarà capace di governare; noi faremo un’opposizione dura ma costruttiva”, ha aggiunto Calenda.

“La nostra scommessa era di superare la soglia di sbarramento. Speravamo in un’affluenza decisamente superiore. Non credo sia un bene per la democrazia un’affluenza così bassa. C’è un paese preoccupato che non trova nella proposta politica né una risposta né una spinta per andare al voto”, è il commento del leader di Italexit Gianluigi Paragone. “Questa è una spia rossa sul cruscotto della futura classe dirigente. Il governo Draghi comunque non mi sembra abbia portato grande fortuna alle forze che lo hanno sostenuto, ne escono molto ammaccate. Qualcuno si fida ancora del Movimento Cinque Stelle: rispetto al Nord sono fortemente asimmetrici i dati del Sud dove il reddito di cittadinanza è diventato una rendita politica”, ha aggiunto Paragone.

“Il tempo è stato poco, in piena estate, e far conoscere un simbolo neonato non era facile. Pensavamo di poter ottenere un risultato diverso, ma siamo stati schiacciati, in un tempo davvero tiranno, tra voto utile e astensionismo. Siamo però convinti della necessità del nostro progetto e della forza e coerenza delle nostre idee e delle nostre azioni. In Italia manca una forza credibile e vera di sinistra, pacifista, ambientalista, per i diritti civili, che operi con rigore l’attuazione della Costituzione antifascista. Tutti ci chiedono di non mollare”, ha dichiarato il leader di Unione Popolare Luigi de Magistris.


“Dobbiamo adesso realizzare quello che dovevamo fare se non ci fosse stato lo scioglimento anticipato del Parlamento: diffondere il nuovo soggetto politico e coinvolgere la gente, radicarci sul territorio, consolidare i nostri forti legami internazionali, organizzare l’azione politica. Unione Popolare riprende subito il cammino con militanti, cittadine e cittadini, collettività che vorranno con noi costruire un luogo e una soggettività politica al servizio del Paese”, ha aggiunto l’ex sindaco di Napoli.

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