Nando Morra. Napoli ed il Sud cancellati dalle Agende politiche di tutti i Governi

nando-morraOccorre un’ “agenda pubblica“ elaborata e condivisa con le articolazioni della città sulla quale impostare la possibilità di una svolta nel governo cittadino

Italia e Napoli, il rapporto è speculare. Due navi, diversa stazza, in balia dello stesso mare incattivito. Non è solo il mare della crisi devastante che produce nuove povertà ed intensi dramma sociali, economici e politici. E’ la lacerazione del rapporto tra i cittadini con la politica e con le istituzioni. E’ il crollo verticale della credibilità e della fiducia tra le comunità ed i governi, nazionale e locale.

Al paese manca il governo, a Napoli manca tutto. Un robusto cavo connette la deriva del “sistema paese 2 al piano inclinato sul quale, passo dopo passo, da anni e ancora di più ai nostri giorni, la città scivola in un inarrestabile, progressivo declino. E’ doloroso ammetterlo. A sostenerlo non sono solo i critici di professione, tanta parte dell’informazione, qualificate personalità della cultura, da Galasso a Masullo, De Giovanni, Casavola e tanti altri, ampi settori delle professioni, della imprenditoria, delle forze sociali, dell’associazionismo. Lo sostiene ormai anche la molteplicità dei cittadini.

E’ un blocco ”interclassista” che attraversa trasversalmente la città a reclamare un secco cambio di rotta.

E’ lo stesso sindaco De Magistris, del resto, che denuncia l’esigenza pressante di procedere con un energico “rimpasto” del “suo” governo ritenendolo evidentemente non adeguato alla acutezza dei problemi che attanagliano la città già in asfissia per la insostenibilità del quadro economico, sociale e della occupazione.

Certo, c‘è anche una drammatica questione di risorse. Napoli paga due volte. In questi ultimi anni le risorse dei Comuni sono state falcidiate con azione concentrica, da tutti i governi. Centrodestra e centrosinistra. Monti ha fatto di peggio e di più. Soprattutto in rapporto a Napoli ed al Mezzogiorno.

La totale cancellazione del Sud dalle “agende” di tutti i governi, Monti docet, possibile per la impalpabilità della azione politica della sinistra culturale, politica e sindacale, e, da ultimo, nemmeno “convitato di pietra” nei programmi elettorali di Berlusconi come di Grillo, Monti e Bersani; la spocchiosa non assunzione da parte del governo della specificità della “questione Napoli”, hanno determinato difficoltà ancora più dure per il governo locale. Inoltre, i “buchi” storici di ordine economico, finanziario, di efficienza e produttività della macchina amministrativa comunale, non possono essere ignorati. Ma si tratta di uno scenario noto e chiaro dall’inizio a chi lotta per la leadership e “conquista” l’eredità delle amministrazioni precedenti. Il ripiegamento e la involuzione della città non è solo espressa dal crescente giacimento di ragazze e ragazzi senza lavoro e senza futuro condannati, se va bene, al precariato a vita: dall’aumento della disoccupazione e dalla mortalità delle imprese anche commerciali; dalla inconsistenza dei servizi ai cittadini a partire dai trasporti; dall’incedere delle nuove povertà, dalla impossibilità di fronteggiare la spesa corrente con quasi inesistenti spazi per investimenti produttivi,dalle manutenzioni, alla scuola, alla cultura, al welfare.

La crisi di Napoli non è la “crisi delle buche”.

Il punto è altro. Va detto netto. La crisi di Napoli è crisi di identità. E’ crisi di idee, di progettualità, di disegno strategico e di obiettivi intermedi: è crisi di democrazia e di partecipazione. Sta qui la radice della crisi di prospettiva e del ruolo della città. In Campania, nel Mezzogiorno, in Italia, nel Mediterraneo, in Europa.

Il nodo è: quale Napoli per il futuro e quale futuro per la “Città metropolitana”. E’ questa la domanda che esige risposte. Subito. Non alle prossime elezioni. Certo, dal Sindaco e dalla Amministrazione in primo luogo. Ma non basta. Chiama in causa le forze politiche ed i “movimenti” in essere e in via di costituzione. Hanno un dovere preciso, civile, etico prima che politico. E’ tempo, infatti, che Partiti e comitati vari assumano concrete responsabilità. Urge indicare obiettivi ed entrare nel merito delle proposte con scelte definite concretizzando “cosa, dove, come e quando fare”.

Va rovesciata l’equazione Sindaco-programma uguale maggioranza o opposizione. Questo binomio è saltato. E’ un modello obsoleto. Non regge più. E’ fuori dai tempi, dalle attese, dai bisogni drammatici dei cittadini.

Tocca alle forze in campo, se sono tali, a partire dai partiti, colmare i vuoti, esprimere progetti, proporre soluzioni ed idee innovative. Il balletto inconcludente sulle pseudo responsabilità, il piccolo cabotaggio parapolitico, il fumo delle evanescenze e le nebbie delle inconcludenze, vanno spazzate.

E’ troppo semplice e facile e, soprattutto, non è positivo né per la città, né per i partiti giocare di rimessa sul filo dell‘altalena governo o opposizione. Il binomio va cambiato. Deve diventare: Obiettivi e soluzioni uguale maggioranza o opposizione. Non si tratta di mera innovazione metodologica. È sostanza politica. Della quale hanno tutti bisogno.

Il tempo delle fumisterie è scaduto. In primo luogo per il Pd. Che non può continuare ad essere il partito della “quasi vittoria, “né la confederazione degli impotenti politici e, dunque, del nulla; né l’espressione e l’emblema della “insostenibile leggerezza dell’essere” per dirla con Kundera: esisto ma non “peso”. Si “ è “ se si hanno idee e proposte e si “pesa” se si decide cose e come fare.

Tradotto: una “agenda pubblica“ elaborata e condivisa con le articolazioni della città sulla quale impostare la possibilità di una svolta nel governo cittadino. Un banco di prova concreto per verificare la reale determinazione del sindaco al cambiamento condizione indispensabile per recuperare una leadership “ammaccata” da tutte le parti. Pochi esempi.

1 – Questione rifiuti. Napoli deve uscire da città del mondo, dal tragico impasse di considerare i rifiuti un accidente del destino cinico e baro da esorcizzare. Perché le soluzioni adottate nel mondo, a Parigi, Vienna, Helsinki, Copenaghen, Milano, Brescia non possono essere adottate anche a Napoli? Innovazione e tecnologie oppure oscurantismo sub-culturale che alimenta rendite di posizione politica?

2 – Area Occidentale. Tre mesi per spezzare il cerchio mortale e delittuoso, assolutamente non imputabile all’attuale CdA, presieduto da un magistrato rigoroso come Omero Ambrogi, e per definire obiettivi ed azioni per la ricostruzione di Città della Scienza chiudendo univocamente la querelle sulla localizzazione.

L’area occidentale, in termini di “area vasta” declinata concettualmente e strutturalmente come uno degli “assi di sviluppo” della “città metropolitana”, costituisce il territorio più pronto per le politiche di sviluppo.

E’ una straordinaria opportunità. Il “motore” è nelle eccellenze del territorio: Università (Politecnico Monte San Angelo); Centro produzione RAI-TV; Mostra d’Oltremare; Edenlandia (Zoo e ex Cinodromo); Stadio, area impianti sportivi;Terme di Agnano e ippodromo; area ex Nato (Collegio Ciano); Coroglio, Pozzuoli, Baia, Bacoli, Miseno fino a Cuma. Dove, in Italia, in Europa, nel mondo è possibile fare leva su un “fattori di sviluppo” così concentrati e di straordinaria potenzialità che vanno dalla ricerca, alla produzione culturale ed espositiva, al tempo libero ed al termalismo, dalla portualità all’archeologia, ai valori paesaggistici come alla possibilità di allocare funzioni primarie metropolitane da Bagnoli all’ex area Nato?

E’ possibile un progetto urbanistico, culturale, sociale e produttivo a scala metropolitana, finalizzata allo sviluppo unitario e settorialmente articolato al tempo stesso? Ad esempio: sulla destinazione dell’ex Collegio Ciano, qual è l’opzione? Si è d’accordo con Caldoro per trasferire sede e strutture della regione o si condivide la proposta di De Magistris per una cittadella studentesca?

3 – Area EST. Ieri motore pulsante manifatturiero, oggi cimitero industriale in accelerato degrado. L’obiettivo è ripartire dalla riqualificazione e completamento del Centro Direzionale, dalla chiusura dell’anello del Metro, dalla reindustrializzazione avanzata e compatibile, materia sulla quale le politiche della Regione Campania e del Comune possono esprimere un contributo positivo in un rapporto nuovo con il sistema delle imprese. Sono alcuni esempi ma nel crogiuolo della città sussistono potenzialità eccezionali che se attivate, potrebbero innescare una poderosa ripresa della economia e della occupazione. Si parla della accelerazione dei “Grandi Progetti “, (Mostra d’Oltremare, Porto, Centro storico, etc) sui quali forte è stato l’impegno della Regione anche nel rapporto con l’UE. Si parla anche del nodo Trasporti-Viabilità; dei servizi sociali; degli interventi sulle periferie; delle Partecipate; delle azioni necessarie per il Commercio ed il Turismo;della efficienza e produttività della macchina comunale.

Sono molti i punti sui quali dire con nettezza dei SI o dei NO e sui quali si può innervare l’identità di una “Città Produttiva”, elevando il basso livello di vivibilità e la condizione dei cittadini.

Un esempio ulteriore, semplice e chiaro: si condivide la proposta di Caldoro di trasferire il Policlinico a Scampia? E’, dunque, sulla idea-forza di “quale città e quale identità” che si gioca il futuro e si costruiscono maggioranze e opposizioni serie e credibili, e soprattutto, politicamente efficaci e identificabili.

Questo nodo, insieme alla esigenza assoluta di fare funzionare l’ordinaria amministrazione, vera “rivoluzione democratica“ per Napoli, costituisce il fulcro e lo scenario sul quale sarà delineato il futuro politico ed elettorale non solo di De Magistris ma dei partiti e degli stessi movimenti.

Bersani ed il Pd non hanno vinto perché senza un progetto per il paese, senza la forza trainante delle idealità ed anche delle speranze in particolare verso i giovani. La storia si è ripetuta anche per Napoli. Anche questa negatività accomuna Napoli all’Italia.

Nando Morra