Femminicidio. La morte con le sembianze dell’amore

femminicidioRosaria Aprea è la bellissima ragazza ventenne, di origine  campana, sottoposta ad asportazione della milza dopo essere stata  brutalmente percossa dal suo fidanzato che, dopo averla riempita di calci e botte è andato via lasciandola in condizioni gravissime.  Nonostante la famiglia confermi le ripetute violenze  subite dal compagno a causa della sua ossessiva gelosia, nonostante il dolore sia fisico che psicologico, la giovane donna ha dichiarato di amare ancora il fidanzato e di essere intenzionata a perdonarlo per poi tornare a vivere con lui ed il loro bambino una volta dimessa dall’ospedale. Anzi, per di più lo difende, affermando di non essere stata picchiata, ma di aver  ricevuto solo un calcio dall’uomo che in preda alla furia, avrebbe  tentato in questo modo di spostarla.

Qualche tempo fa, Luciana Litizzetto, affermava a gran voce sul palco dell’Ariston “L’amore con la violenza e le botte non c’entra un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione. Un uomo che picchia non ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama male.  Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia… Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via”.

Negli ultimi tempi sono aumentati i fatti di cronaca nera che hanno visto come vittime le donne. In Italia, ma anche all’estero, il femminicidio e la violenza sulle donne stanno diventando una vera e propria piaga sociale. A Milano, solo nell’ ultimo mese, sono avvenute per le strade della città ben 26 aggressioni a sfondo sessuale, senza tener conto di quelle denunciate tra le mura domestiche. Madri, mogli, figlie, fidanzate, ma anche donne senza alcun legame con il proprio aggressore, picchiate, stuprate, vittime di violenze sia fisiche che psicologiche.

Nonostante  i diritti per le pari opportunità siano stati teoricamente conquistati da tempo, nonostante le disposizioni legislative ed il progresso socio-culturale, ci si chiede come sia possibile che crimini e discriminazioni del genere siano ancora commessi. Ci si chiede come nove uomini di origini pachistane a Liverpool abbiano potuto prelevare da centri di accoglienza e stuprare sistematicamente, nell’ arco di anni, centinaia di adolescenti due delle quali sono decedute a causa delle violenze subite. Inutili le molte denunce sporte alle autorità.

E ancora a Palermo, come può un fidanzato tanto innamorato, ridurre in fin di vita la propria ragazza con venti coltellate ed uccidere sua sorella intervenuta per salvarla? Padri che schiavizzano mogli e figlie, stupri di gruppo, aggressioni. Ignoranza, maschilismo, ma forse anche scarsa tutela per le donne ed attenzione per un fenomeno tanto grave. 

Pontifex, il sito che si definisce di “apologetica cattolica”, si è scagliato contro le donne vittime di violenza affermando che: se in Italia le donne vengono uccise, stuprate, picchiate, violentate, sottoposte a torture psicologiche, bisogna dar loro la colpa perché “Girano per la strada in vestiti provocanti e succinti” e osano credersi “autosufficienti”, mentre “finiscono con esasperare le tensioni esistenti”. Una vera vergogna, secondo noi.  Bisogna sradicare queste credenze medievali e far prevalere  il rispetto. È un atto dovuto  nei confronti di tutte quelle donne che a gran voce chiedono giustizia, per quelle che ancora non hanno il coraggio di ribellarsi, ma soprattutto per coloro cui brutalmente è stata sottratta, assieme alla vita, la possibilità di farlo.

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