Il titolare di un’azienda informatica milanese era accusato di evasione dell’IVA per 180 mila euro e per questo in un primo momento condannato con decreto penale con 6 mesi di reclusione, poi convertiti in multa di oltre 40 mila euro. A seguito dell’opposizione da parte degli avvocati difensori con richiesta di rito abbreviato, il Gup di Milano Carlo De Marchi assolveva l’imprenditore per mancanza dell’ “elemento soggettivo del reato”, ossia della volontà di evadere.
La causa giustificativa discende dalla grave situzione di crisi economica in cui l’azienda versa. In cui l’intero sistema versa. Non è la prima decisione in tal senso da parte della giurisprudenza, che già con i provvedimenti del Gip di Milano (19.09.2012 e 07.01.2013), del Tribunale di Novara (20.03.2013) e Tribunale di Monza (26.06.2013 n. 674) si era pronunciata favorevolmente in presenza della “scriminante dell’illiquidità”, ove l’imprenditore avesse dimostrato che il mancato pagamento dell’imposta fosse attribuibile a causa a lui non imputabile. Nel caso di specie: la crisi e il comprovato dissesto involontario di un’azienda.
Il reato di cui all’art. 10-ter del D.lgs. 74/2000, viene così ridimensionato in un’ottica di attualità, umanizzato dai giudici che sono chiamati necessariamente a rispondere alle esigenze di sopravvivenza del Paese e delle persone che lo compongono, e a sostituirsi al legislatore che latita nei momenti di difficoltà.
La notizia ha scatenato un vespaio di polemiche a causa della presunta piega avversa che provvedimenti di questo tenore (ovviamente ogni decisione in tal senso costituisce un precedente reiterabile) comporterebbero alla tanto pubblicizzata “lotta all’evasione”. In realtà, l’ultima decisione del Gup di Milano è solo un’ulteriore manifestazione di volontà di intenti, di presa di coscienza sociale di chi non comprende l’attuale immobilità istituzionale ma si adegua.
Non è manipolazione della legge, ma buon senso nell’applicazione dello strumento normativo i cui confini non vengono oltrepassati. E’ mettersi al servizio del cittadino onesto, che ha tutta l’intenzione di pagare le tasse ma si vede abbandonato ove l’impossibilità di adempiere al suo dovere civico non dipenda dalla sua volontà ma da eventi esterni immodificabili, ricevendo come risposta alle richieste di supporto il silenzio sconfortante del legislatore e le chiacchiere confusionarie della politica.
Nel riportare le notizie è compito anche delle agenzie di informazione sottolineare il comune intento, anche e sopratutto quello dei giudici, di condannare i comportamenti illeciti dei veri e propri evasori, che distraggono di proprosito fior fior di beni per fini esclusivamente personali di profitto. D’altra parte però, è bene dare voce a quella grade parte di italiani che cercano in tutti i modi di attenersi alla legge, ma che devono scegliere tra il dovere civile e la sopravvivenza, chiusa nella morsa della pressione fiscale odierna, portandosi dietro il fardello della responsabilità verso la propria famiglia e verso i propri dipendenti.