San Tammaro, 30 ottobre – “Verso #Carditello, una delle 22 tenute della dinastia reale borbonica nella Terra di Lavoro”. È quanto scritto via Twitter da Massimo Bray, ministro dei Beni culturali e del Turismo che lo scorso 26 ottobre ha così annunciato la sua visita alla Reggia di Carditello, da anni in uno stato di abbandono e relegata a luogo di inferiore interesse artistico rispetto ad altri rinomati siti casertani.
Ad accogliere il ministro, Emiddio Cimmino, sindaco di San Tammaro, Pina Picierno, deputata PD, e Carlo Marino, consigliere comunale della città capoluogo. La visita è stata un sopralluogo in cui Bray, oltre che apprezzare la bellezza della Reggia, ha valutato lo stato di degrado del complesso, a rischio perché potrebbe finire tra le mani di privati, dove pochi giorni fa si è verificato anche il crollo di un abbaino posto sulla copertura di una torre, incidente che ha imposto il divieto alle aperture straordinarie in programma per il week end del 26 ottobre e per quello del 7 dicembre prossimo.
“#Carditello è chiusa da troppo tempo — Scrive ancora il ministro attraverso il social network — Cercherò una soluzione perché torni alla sua bellezza e sia aperta a tutti”. Ha promesso Bray conquistando la fiducia del sindaco Cimmino che da tempo si batte per la causa e che recentemente aveva incaricato la deputata Picierno per organizzare un incontro con i vertici del dicastero.
“Proprio Pina Picierno mi ha comunicato che nel giro di poche ore il ministro sarebbe venuto di persona a visitare la Reggia. Per me è stata una grande soddisfazione — ha affermato il sindaco — Sono fiducioso”.
Nel ringraziare il ministro per il tempo dedicato alla Reggia, la parlamentare democratica ha espresso parole di speranza: “Bray saprà certamente operare per restituire dignità al nostro patrimonio culturale e, attorno ad esso, prospettive di sviluppo per il nostro territorio”.
“Così ci riprendiamo il futuro: è attorno alla nostra storia che possiamo far nascere anche l’economia”. Ha concluso Carlo Marino.
La Reale tenuta di Carditello fu costruita dall’architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli, ed è parte di un gruppo di ventidue siti della dinastia reale dei Borbone di Napoli. Tra questi anche il Palazzo Reale di Napoli, la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte e la Reggia di Caserta.
“La tenuta — come riporta il sito web del FAI (Fondo Ambiente Italiano) — è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico, immerso in una vasta tenuta ricca di boschi, pascoli e terreni per la coltivazione. Carditello era uno dei luoghi reali che possedeva il titolo di “Reale Delizia” perché, nonostante la sua funzione di azienda, offriva un piacevole soggiorno al re e alla sua corte per le particolari battute di caccia grazie ai ricchi e numerosi boschi che possedeva.
Nel 1920 gli immobili e l’arredamento passarono dal demanio all’Opera Nazionale Combattenti e tutti i suoi numerosissimi ettari furono lottizzati e venduti.
Nel 1943 fu occupata dalle truppe tedesche che vi stabilirono il proprio comando. I vandalismi dei soldati contribuirono ad aumentare lo stato di degrado.
Nel 2013 la Reggia versa in stato di abbandono: le infiltrazioni di acqua che cola dalle murature, l’umidità e le muffe minacciano le decorazioni settecentesche (restaurate appena un decennio fa) e gli affreschi di Hackert, pittore di corte con Ferdinando IV di Borbone.
Anche il bosco di lecci e querce a ridosso si trova in una condizione di degrado, trasformato ormai in una discarica abusiva in cui si possono trovare rifiuti di ogni tipo: copertoni di auto e camion, elettrodomestici dismessi, materassi, mobili smontati, lavandini e sanitari, scarti derivanti da lavorazioni industriali, bottiglie, lattine e sacchetti di immondizia di ogni genere.
A questo, si aggiunge il saccheggio continuo di pilastrini di marmo, caminetti, lastre delle scalinate e pezzi di pavimento. Si teme anche per le cornici delle porte, poiché fatte di un marmo pregiato non più in circolazione”.
FOTO: tratta da pinapicierno.it