Napoli, 4 novembre – L’agricoltura locale campana sta risentendo enormemente delle dichiarazioni di Schiavone in merito alle campagne avvelenate dai rifiuti tossici e radioattivi interrati negli anni dalla camorra. Ad allargare il divario tra nord e sud Italia e ad allontanare da se il peso che sopporta la nostra regione e la nostra produzione agricola, ci pensano anche le grandi aziende di produzione alimentari del nord.
Nello specifico la nota azienda Pomì ha suscitato lo sdegno e l’indignazione del popolo del sud e anche di Terra dei Fuochi con l’ultima trovata pubblicitaria che sottolinea la provenienza dei suoi prodotti solo dalle regioni del nord: “Solo da qui. Solo Pomì“. In una nota l’azienda specifica che “gli stabilimenti di confezionamento sono situati tra la provincia di Cremona e di Parma e le aziende Agricole sono limitrofe agli stabilimenti con una distanza media di 42 km. Il 95% percento del nostro pomodoro è coltivato tra la Lombardia e l’Emilia Romagna; il restante nelle due regioni limitrofe”.
La Pomì difende la propria linea commerciale e promozionale dagli attacchi mediatici, direttamente dalla sua pagina facebook, mettendo al centro della sua scelta la volontà dell’azienda di tutelare i propri dipendenti e quelli del proprio indotto. La Pomì in una nota scrive: “I recenti scandali di carattere etico/ambientale che coinvolgono produttori ed operatori nel mondo dell’industria conserviera stanno muovendo l’opinione pubblica, generando disorientamento nei consumatori verso questa categoria merceologica. Il Consorzio Casalasco del Pomodoro e il brand Pomì sono da sempre contrari e totalmente estranei a pratiche simili, privilegiando una comunicazione chiara e diretta con il consumatore. Per questo motivo l’azienda comunicherà sui principali quotidiani nazionali e locali, ribadendo i suoi valori e la sua posizione in questa vicenda. Si tratta di un atto dovuto non soltanto nei confronti dei consumatori, ma anche nel rispetto delle aziende agricole socie, del personale dipendente e di tutti gli stakeholders che da sempre collaborano per ottenere la massima qualità nel rispetto delle persone e dell’ambiente”.
Terra dei Fuochi è ormai un argomento nazionale e ciò determina non sempre solidarietà e sostegno per gli abitanti che sopportano da anni questa situazione e che si ritrovano ammalati di tumori a piangere quelli che già hanno lasciato questo mondo a causa della malattia, ma determina anche azioni come quelle della Pomì. Una guerra tra popolo, tra chi difende il proprio lavoro e chi la propria vita dalla malattia.
La Campania rischia molto in termini economici focalizzando l’attenzione sul disastro ambientale perpetuato in Campania e denunciato con le protese della gente e delle associazioni che invadendo in corteo le piazze sempre più numerosi, ma nascondersi e restare in silenzio non serve più perché ormai il vaso di Pandora è stato aperto e l’Italia intera conosce il male che è stato inflitto a questa terra. La speranza è che non si aggiunga al torto subito la beffa e che Terra dei Fuochi non diventi il capo espiatorio di altre dinamiche economiche e politiche.