False dichiarazioni di razza pregiata, elusione di controlli sanitari grazie alla complicità di medici veterinari
Oltre 300 carabinieri del Nas e dell’arma territoriale hanno eseguito perquisizioni in tutta Italia, in 22 province: Arezzo, Avellino, Bari, Foggia, L’Aquila, Latina, Lodi, Matera, Padova, Perugia, Pesaro Urbino, Pistoia, Potenza, Ravenna, Rieti, Roma, Siena, Terni, Torino, Verona e Viterbo e 12 regioni.
Otto decreti di perquisizione e sequestro, emessi dalla Procura della Repubblica di Perugia, nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “LIO”,relativa all’illecita commercializzazione di bovini infetti.
Marchi auricolari contraffatti, false dichiarazioni di razza pregiata, elusione di controlli sanitari grazie alla complicità di medici veterinari: la truffa ha portato al sequestro di 4 aziende, all’abbattimento di oltre 500 capi e a 65 indagati, coinvolti a vario titolo nella vicenda.
Le dichiarazioni Coldiretti. Coldiretti dichiara che, dall’inizio della crisi, il valore dei sequestri effettuati nel settore delle carni perché adulterate, contraffate o falsificate è più che raddoppiato, con un aumento del 119%, per un totale che è salito a 112,2 milioni di euro nel 2013 con ben 1649 persone coinvolte. “Con la crisi – sottolinea la Coldiretti – aumentano i rischi di frodi e sofisticazioni a tavola in Italia che può contare su un efficace sistema di controllo che ha consentito di conquistare primati in Europa e nel mondo in termini di sicurezza alimentare. Un impegno a tutela dei consumatori ma anche, in questo caso, del lavoro degli allevatori italiani impegnati a salvare dall’ estinzione 145121 bovini di razze pregiate “Doc”, per i quali si è verificato un aumento record del 37% dal 2000” secondo un’ analisi della Coldiretti.
L’esecuzione dei provvedimenti dell’A.G. sono il risultato di una prolungata e organizzata indagine investigativa che sin dal 2011 ha visto impegnati i Carabinieri del Nas di Perugia coordinati dalla Procura umbra.
La prima fase dell’indagine ha portato alla scoperta di un traffico illecito di bovini colpiti da malattie infettive, alcune delle quali trasmissibili all’ uomo. Gli animali, nati in aziende dell’Italia meridionale e insulare, erano avviati alla macellazione grazie all’ intermediazione di due aziende, una di Perugia, l’altra di Arezzo, con la collaborazione di allevatori e medici veterinari che riuscivano a eludere i controlli sanitari, facendo apparire sani i bovini.
Al termine di questa prima fase, all’inizio del 2013, sono state sequestrate quattro aziende agricole e 500 bovini, i quali sono stati abbattuti e distrutti; sequestri per un valore commerciale di oltre 2 milioni e mezzo di euro. Nella seconda fase delle indagini i militari hanno ricostruito minuziosamente la vasta organizzazione criminale in cui erano a vario titolo coinvolti 56 allevatori, 3 autotrasportatori e 6 medici veterinari delle Asl del centro-sud dediti alla falsificazione di passaporti e marche auricolari che permetteva di introdurre sul mercato bovini di razza ed età diverse da quelle certificate dai documenti. Sono in corso sequestri di allevamenti e bovini vivi per un valore stimato di circa 2 milioni di euro.
Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – associazione di tutela dei cittadini – attacca il silenzio del Ministero della Salute. “E’ un atteggiamento che deve assolutamente cambiare. In casi di questo genere i consumatori hanno tutto il diritto di essere informati in maniera tempestiva e puntuale sui rischi effettivi e potenziali. La mancanza di informazione, oltre che pericolosa per la salute, non fa altro che creare ulteriori allarmismi”.