Tra i beni sequestrati ai Polverino anche un supermercato Carrefour a Marano. La famiglia Simeoli era il braccio operativo del clan camorristico
Napoli, 17 giugno — Le indagini sul clan Polverino portano gli inquirenti direttamente nelle stanze del consiglio della Regione Campania. Ad essere indagato è Biagio Iacolare dell’Udc, il vicepresidente del consiglio regionale. Nell’inchiesta giudiziaria della Dda di Napoli, che ha portato al sequestro di beni e società per oltre 30 milioni di euro, eseguito ieri dal corpo dei Carabinieri di Napoli e della Guardia di Finanza di Giugliano in Campania, (vai all’ articolo) sarebbe coinvolto anche Biagio Iacolare.
Gli affari di Iacolare si sarebbero intrecciati a quelli della famiglia camorrista Polverino attraverso la società Edil San Rocco Cooperativa che vede nelle vesti di presidente proprio il vicepresidente del consiglio della Regione Campania.
Dall’ordinanza emessa dal Gip di Napoli si apprende che il ruolo di Iacolare nella società era quello di “eludere le disposizioni in materia di misura di prevenzione patrimoniale”. Allo scopo sarebbero state concesse fittiziamente al vicepresidente indagato quote della Edil San Rocco Cooperativa tali da attribuirgli la titolarità della società. – “Da oltre dieci anni non mi occupo più della Edil San Rocco che, notoriamente, è da allora inattiva, pur essendone rimasto formalmente alla guida per tentare di recuperare le quote sociali all’esito della vicende che hanno coinvolto la cooperativa”. È la dichiarazione a caldo di Biagio Iacolare che così si difende, oltre che dalle accuse della magistratura a suo carico, dal polverone mediatico che lo ha travolto, additato immediatamente come uomo della camorra dei Polverino.
Il vicepresidente del consiglio regionale ha dichiarato di aver ricevuto l’incarico di – “presidente della Edil San Rocco, società cooperativa che ha come scopo sociale l’assegnazione di alloggi” all’inizio degli anni ’90, solo perché socio per l’acquisto di un appartamento. L’esponente dell’Udc afferma di aver chiarito con le autorità la sua posizione in merito già in passato oltre che di averlo dichiarato negli atti ufficiali per la trasparenza.
Tra i beni posti sotto sequestro perché riconducibili ai loschi affari dei Polverino, c’è anche un supermercato a marchio Carrefour, la cui sede è a Marano di Napoli. Nello specifico i beni sequestrati in questa inchiesta al clan Polverino comprendono diverse quote societarie, 152 unità immobiliari tra appartamenti, box auto e 26 locali deposito. Le attività commerciali, così come spiegato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice, costituiscono – “significative forme di reinvestimento di profitti illeciti da parte del clan Polverino in attività imprenditoriali particolarmente redditizie”.
Le indagini hanno rivelato che dietro le società sequestrate sono stati individuati i Simeoli, già in carcere dal mese di ottobre per un’inchiesta correlata e considerati – “l’emanazione imprenditoriale del clan Polverino, un braccio operativo” ha commentato Filippo Beatrice. Il ruolo della famiglia Simeoli è stato di fornire i prestanomi o imprese di copertura al clan camorristico per il – “reimpiego di capitali”. Ad essere coinvolti dalla famiglia Simeoli negli affari dei Polverino, sarebbero stati anche esponenti politici locali e persone della pubblica amministrazione.