L’Italia precipita nella deflazione e già dieci grandi città hanno registrato un calo significativo dei prezzi al consumo
Se per i consumatori questa tendenza dei prezzi al ribasso può sembrare la panacea ai problemi economici della propria famiglia, gli economisti, banchieri ed imprenditori italiani tremano al solo pensiero che il nostro Paese sia finito per davvero in questo buco nero capace di risucchiare le poche risorse che ancora reggevano alla crisi e alla recessione. Secondo i dati Istat diffusi ieri, i prezzi su base annua registrati a luglio, risultano in calo in sei capoluoghi di regione e quattro grandi comuni.
Il costo della vita relativo ai capoluoghi di regione è sceso significativamente a Torino, dove si registra un meno 0,4%. Seguono Firenze (-0,3%), Bari (-0,3%), Roma (-0,2%), Trieste (-0,1%) e Potenza (-0,1%). Tra i comuni con più di 150mila abitanti, l’Istat rileva un ribasso dei consumi su base tendenziale principalmente a Livorno con un calo record pari a -0,7%. Segno meno a seguire per le città di Verona (-0,5%), Ravenna (-0,1%) e Reggio Emilia (-0,1%).
Come ha rilevato l’Istat, sono scesi, in modo esponenziale alla riduzione delle tariffe energetiche, anche i prezzi dei generi alimentari, facendo registrare una flessione dello 0,7%, la più forte degli ultimi dieci anni, eguagliando il dato del gennaio del 2005. Peggio di ora c’è solo la flessione dello 0,9% registrato nel settembre del 1997.
La diminuzione dei prezzi è un vantaggio per i consumatori solo se generato dalla crescita economica e della concorrenza, ma in casi in cui i prezzi vengono ridotti per effetto della crisi, si innesca un meccanismo al ribasso in cui si tende a bloccare ulteriormente i consumi che quindi ristagnano. Le aziende che sono costrette a vendere con un prezzo minore, rischiano di non sopportare i costi di investimento. Si scatena una reazione a catena che induce a licenziamenti, chiusura di aziende e all’inevitabile aumento del debito pubblico e privato.
In sostanza la deflazione è come una grande svendita tanto per recuperare l’irrecuperabile, ma in cui non si recuperano neppure i costi ed aumentano invece i debiti. Ad essere svenduta è l’Italia e le tante piccole e medie imprese, il vero motore trainante dell’economia del Bel Paese.