Don Ciotti: “la mafia non è solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune”
Roma, 1 settembre – “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi“: ancora minacce da parte di Totò Riina che emergono dalle intercettazioni condotte nel carcere di Opera; questa volta nel mirino è finito don Luigi Ciotti, fondatore di “Libera”, che coordina le associazioni che gestiscono i beni confiscati alla criminalità organizzata. Il fatto risale a circa un anno fa.
È il pomeriggio del 14 settembre 2013, la vigilia del ventesimo anniversario dell’omicidio di don Pino Puglisi. Durante l’ora d’aria, il capomafia di Corleone, parlando con Alberto Lorusso, boss della Sacra Corona Unita, dice di don Ciotti: “È come don Puglisi, possiamo ammazzarlo”. Già in una precedente conversazione, sempre con Lorusso, Riina aveva riferito di pesanti intimidazioni al pm Antonino Di Matteo, pubblica accusa nel processo sulla trattativa Stato-Mafia. Dopo le ulteriori minacce, gli investigatori della Dia di Palermo, che ascoltano in diretta, avvertono la procura antimafia per avviare nuove misure di sicurezza attorno a don Luigi.
La ragione alla base delle minacce, secondo gli inquirenti, è proprio l’attività di “Libera”, perché nella stessa conversazione l’uomo ha detto al suo compagno di detenzione di essere “preoccupato. Sai, con tutti questi sequestri di beni…”.
Immediata la risposta di don Ciotti: “Le mafie – spiega il fondatore di “Libera” – sanno fiutare il pericolo. Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio. Queste minacce sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi”. Don Luigi non osa nemmeno paragonarsi a don Puglisi, ma si riconosce in una Chiesa che “interferisce, che non smette di ritornare al Vangelo, alla sua essenzialità spirituale e alla sua intransigenza etica”.
Con l’occasione, il fondatore di Libera non ha lesinato parole su provvedimenti e strade da imboccare per la lotta comune alla mafia: “La politica deve sostenere di più questo cammino” ha sottolineato il prete, “la mafia non è solo un fatto criminale, ma l’effetto di un vuoto di democrazia, di giustizia sociale, di bene comune”.
Solidarietà a don Ciotti d parte del presidente del Senato Piero Grasso e di Laura Boldrini, mentre sulla vicenda ha evitato di esprimersi il procuratore anti-mafia Franco Roberti.